Il tema della vita, della morte, di persone che tornano sulla terra dopo un viaggio nell’aldilà, è stato spesso trattato nelle opere cinematografiche: da “Il Paradiso può attendere” di Beatty a “21 grammi” di Inarritu, solo per citarne un paio tra i più famosi.
Il regista Daniele Luchetti (Il portaborse, La scuola, Anni felici) prende spunto da due libretti di Francesco Piccolo (Premio Strega 2014) e confeziona un film leggero, seppur denso nel suo significato, divertente, elegante nella forma e nella sostanza.
I “Piccoli momenti di trascurabile felicità” sono quelli che si rivivono quando si percepisce che la propria esistenza sta per finire e in un attimo, così si racconta – anche se nessuno lo sa per davvero – il passato ti si srotola davanti con immagini pregnanti e nostalgie struggenti di ciò che hai fatto, non hai fatto e avresti potuto fare. Questo se l’interprete della storia fosse un tipo normale, ma a interpretare Paolo c’è un personaggio lunare e bizzarro come Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Che, appunto, nella fase più topica della sua vita (o non vita) si pone interrogativi assurdi: Ma perché il taxi su cui salire non è mai il primo della fila? Ma la luce del frigorifero si spegne quando viene chiuso? Perché le donne restano sempre senza assorbenti? E via, via delirando.
In una Palermo caotica si muove, sempre in motorino, Paolo, ingegnere navale, tombeur de femmes, appassionato di calcio, con moglie e due figli adolescenti. Pigro e indolente di natura, ottimizza il suo tempo scansando problemi e responsabilità, sia in ambito lavorativo che famigliare. Anche se poi, in un preciso momento, è costretto a fare i conti e in fretta, con la sua esistenza. Con la parlata dolce e strascicata dei siciliani, Paolo imbastisce dialoghi surreali con se stesso e con tutti coloro che fanno parte della sua cerchia di affetti. In un caleidoscopio di immagini presenti e passate, il puzzle della sua vita si ricompone, o forse no, chissà. Il messaggio di questo piccolo film è che è inutile vivere pensando che non si debba morire mai, e che prima o poi qualcuno ti chiederà conto delle tue azioni. Ma il tutto è trattato con leggerezza e il castigo di un Dio inesorabile non è contemplato. Accanto a Pif, una bravissima Thony, interprete del delizioso “Tutti i santi giorni ” nella parte della moglie e l’ineguagliabile Renato Carpentieri in quella dell’Angelo custode.
Il regista Daniele Luchetti (Il portaborse, La scuola, Anni felici) prende spunto da due libretti di Francesco Piccolo (Premio Strega 2014) e confeziona un film leggero, seppur denso nel suo significato, divertente, elegante nella forma e nella sostanza.
I “Piccoli momenti di trascurabile felicità” sono quelli che si rivivono quando si percepisce che la propria esistenza sta per finire e in un attimo, così si racconta – anche se nessuno lo sa per davvero – il passato ti si srotola davanti con immagini pregnanti e nostalgie struggenti di ciò che hai fatto, non hai fatto e avresti potuto fare. Questo se l’interprete della storia fosse un tipo normale, ma a interpretare Paolo c’è un personaggio lunare e bizzarro come Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Che, appunto, nella fase più topica della sua vita (o non vita) si pone interrogativi assurdi: Ma perché il taxi su cui salire non è mai il primo della fila? Ma la luce del frigorifero si spegne quando viene chiuso? Perché le donne restano sempre senza assorbenti? E via, via delirando.
In una Palermo caotica si muove, sempre in motorino, Paolo, ingegnere navale, tombeur de femmes, appassionato di calcio, con moglie e due figli adolescenti. Pigro e indolente di natura, ottimizza il suo tempo scansando problemi e responsabilità, sia in ambito lavorativo che famigliare. Anche se poi, in un preciso momento, è costretto a fare i conti e in fretta, con la sua esistenza. Con la parlata dolce e strascicata dei siciliani, Paolo imbastisce dialoghi surreali con se stesso e con tutti coloro che fanno parte della sua cerchia di affetti. In un caleidoscopio di immagini presenti e passate, il puzzle della sua vita si ricompone, o forse no, chissà. Il messaggio di questo piccolo film è che è inutile vivere pensando che non si debba morire mai, e che prima o poi qualcuno ti chiederà conto delle tue azioni. Ma il tutto è trattato con leggerezza e il castigo di un Dio inesorabile non è contemplato. Accanto a Pif, una bravissima Thony, interprete del delizioso “Tutti i santi giorni ” nella parte della moglie e l’ineguagliabile Renato Carpentieri in quella dell’Angelo custode.
[ Costanza Firrao ]
Momenti di trascurabile felicità di Daniele Luchetti – Italia 2019