Pioniere, innegabilmente. Pioniere nella lotta novecentesca per l’uguaglianza femminile e pioniere del sesso, anche. Tali sono le tre donne italiane tratteggiate nel saggio-romanzo di Alessandra Cenni. Tre donne dagli occhi eroici: Sibilla Aleramo, Cordula Poletti ed Eleonora Duse, colte nelle relazioni fra loro e nelle molteplici liason di quello che in termini attuali potremmo chiamare social network. Nel loro facebook, all’epoca, poeti socialisti, poeti come D’Annunzio e Rilke, attrici di teatro come Emma Gramatica e Sarah Bernhard (la Berma proustiana), filantropi, fanciulle impegnate nel raggiungimento della parità e molti altri soggetti vitali della Belle Époque italiana ed europea. Leggendo Gli occhi eroici viene in mente la teoria dell’americana Sheila Jeffreys, secondo la quale sarebbe proprio la prima ondata del femminismo novecentesco quella più ricca di vitali contenuti trasgressivi e di contenuti tout court.
Fra le tre eroine la meno nota è Cordula (Lina) Poletti, giovane poetessa ravennate, genius loci orgoglioso di appartenere a quell’incantato reame bizantino che lo stesso D’Annunzio celebra ne Le città del silenzio: “O prisca, un altro eroe tenderà l’arco/del tuo deserto verso l’infinito. O testimone, un altro eroe farà di tutta/la tua sapienza il suo poema” verseggia il Vate, nonché ex amante della Duse; amiamo pensare che l’altro eroe sia la nuova amante: una donna di nome Lina.
Lina è anche il filo della narrazione, il collegamento fra Sibilla ed Eleonora; le seduce entrambe ed instaura con entrambe, in tempi diversi, relazioni fatte di trepidanti attese e di improvvise accensioni di sensi.
Lina sarà l’unica relazione omosessuale di Sibilla Aleramo, ma non l’unica della Duse. Quest’ultima emerge nel libro di Alessandra Cenni come una figura interessantissima quanto misconosciuta: incessante indagatrice di talenti femminili, generosa protettrice, instancabile donatrice di sé alle altre, devota a un amore per le donne che travalica l’ambito, limitato, delle relazioni a due per farsi slancio panico di una dedizione al femminile che è anche una vera e propria forma di attiva devozione.