Lisboa ha l’odore dell’acqua. Di mare, fiume, fontane manueline, panni ad asciugare da un balcone di Alfama.
Lisboa è ostile a forme neutre e scelte cromatiche asettiche. Nel suo nucleo intimo asseconda con piacere un certo degrado innocente, poco urbano.
Lisboa è verdi gialli rossi e azzurri, declinati nei capricci di ringhiere pesanti, nelle psichedelie rigorose degli azulejos, nella coda a strisce di un gatto magro.
Nell’arancio un po’ troppo perbene delle tegole.
Quando estou só reconheço que existo entre outros que são como eu sós.
L’azzurro migliore sta all’Igreja do Carmo. Tra gli archi divisori a cui non resta più niente da reggere tranne il cielo.
Il Carmo è come dovrebbero essere tutte le chiese, se ne avessero fegato. Inviti a diffidare delle sovrastrutture e ad accettare con coraggio che l’inamovibile possa caderti in testa.
Se proprio è vero che dobbiamo starcene soli, non sia un tetto a impedirci la vista di Dio.
Assustei-me um pouco quando ouvi bater, não me lembrei que pudesse ser você, mas não estava com medo, era apenas a solidão.
Lisboa è paziente e pigra. I pomeriggi li passa sulla sedia di ferro di un café. Guarda arrancare e sbuffare gli stereotipi e le nevrosi piccole del tempo che è: la strada pende, il sole brucia, il vento taglia. Proprio quando non può farne a meno, li prende con delicatezza e li impasta con la salsedine e il suono minaccioso di parole innocue. Elevador, miradouro.
Lisboa spera quieta, senza farsene accorgere. Forse non spera nemmeno.
A Lisboa piove sovente, perché è una città di acqua.
Piove leggero sul Marchese di Pombal, che smista il traffico dalla colonna al centro di una rotonda. Malgré soi.
Piove sugli uomini che allineano sedie rosse lungo Avenida da Liberdade.
Prende forma la ragnatela di transenne.
Orgulhosamente sós.
Piove sulla vecchia del banchetto di fiori in Rua Augusta. Sta seduta lì da stamattina, affila il ghigno sulle schiene dei turisti.
A quelli abbastanza sfacciati da guardarla dritto, i buchi del suo sorriso parleranno di solitudini violate e di garofani. Rossi, anche loro.
Non piove più.