Al paese se lo ricordano ancora Monsignor Doria, il Parroco di S.Francesco; sempre nell’agone politico, giusto verso i peccatori, duro con i signori che arrivavano in ritardo alla Messa all’orario comodo delle 11,30 della domenica (visoni e coccodrilli).
Le sue prediche forti e vibranti, mai banali, fecero riavvicinare anche parecchi amici non democristiani a quella Chiesa.
Successe che, quando morì uno zio socialista, a celebrare arrivò un prete che lo sostituiva perché lui si era ammalato. Forse per l’emozione di una Chiesa cosi gremita, al momento dell’omelia, dopo parole di convenienza, volle far vedere di conoscere il povero Zio Italo e disse: “…ora che è davanti a Dio chiederà perdono per tutti i suoi peccati commessi seguendo bandiere rosse e miscredenti …..”
Dopo un momento di stupore, dal fondo si alzarono di scatto cinque della sezione “Giacomo Matteotti” con tanto di bandiera tenuta sin li nascosta. Avevano anticipato d’un soffio quelli del “Lambretta Club” pure loro con bandiera rossa, erano venuti per onorare il loro presidente. Tutti insieme, per quanto era lunga la navata, si avviarono verso la bara senza mai togliere gli occhi fieri e sanguigni di dosso al prete che ormai aveva smesso di parlare.
Era diventato incredulo, e, man mano che quelli si avvicinavano, anche pallido e intimidito. Silenzio assoluto gli sguardi erano attenti per non perdersi nulla. Avvolsero interamente la bara con i due drappi, poi sparsero tutto intorno garofani rossi, anticipando quello che avrebbero fatto all’uscita del feretro.
Si disposero intorno spingendo, volutamente, il prete, si segnarono e salutarono a modo loro il compagno! Rifecero lentamente tutta la navata ed uscirono dal portone principale, in pace con la loro coscienza.
Partì uno spontaneo timido applauso e quel prete non sostituì mai più Don Michele.