Privilegiati e sfigati

Il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Michel Martone, con un’esternazione degna del peggior Brunetta ha definito tutti gli studenti universitari che non si laureano entro i 28 anni degli sfigati. Complimenti! Il degno linguaggio di un uomo pubblico con responsabilità politiche in tempi di durissima crisi. Dunque l’asettico e distaccato governo tecnico ha avuto una nuova caduta di stile per merito di un altro dei suoi esponenti in una posizione chiave. Ma ancorché volgare la grevità della forma è solo lo sgradevole aspetto veniale che rivela una Weltanschauung culturalmente micidiale. Ciò che si vuole comunicare è che il mondo si divide in sfigati e virtuosi. Non importano i contesti sociali, le difficoltà personali o familiari, il ceto sociale, i processi metabolici nell’evoluzione personale diversi da individuo a individuo. Non ha importanza lo sfascio della scuola pubblica ad opera del precedente governo, non conta la totale mancanza di investimenti sul sapere sulla ricerca e sulla cultura. – provvedimenti presi nell’apice della crisi da Angela Merkel, politica di centro-destra – non c’entra la progressiva distruzione del welfare. Chi non ce la fa, secondo il modello della competitività iperliberista scimmiottata dalla peggior ideologia reazionaria stelle e strisce modello Newt Gingrich, è colpevole e merita di restare ai margini. Se ti laurei entro i ventotto anni, ovviamente in materie economico manageriali, o tecnologico manageriali e hai i mezzi, perché sei nato bene, perché sei disposto a tutto, o perché i tuoi genitori si sono spaccati la schiena per permetterti di andare all’estero, ce la puoi fare e conquistare una carriera più o meno buona dai 28 anni ai trentacinque/40. Poi magari ti fanno diventare vecchio e ti ritrovi a piedi. Se invece ti laurei a ventiquattro anni e non hai le disponibilità di cui sopra diventi disoccupato. Se poi hai delle difficoltà di qualsiasi genere e ti laurei più tardi oltre che disoccupato diventi sfigato. Allora fottiti e entra nella grande e sempre più crescente massa degli emarginati frustrati destinati a vegetare alla bene e meglio e ad avere un lavoro di sopravvivenza a patto di cedere ai ricatti di chi te lo elargisce come un’elemosina. Ecco il modello sociale a cui pensa il vice ministro Michel Martone.

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