Un giorno udimmo degli scricchiolii. L’inconscio collettivo cominciò a muoversi. I desideri inammissibili divennero repressi.
La prima crepa fu provocata dalle tagliatelle della signora PhiNko. Poi ci fu chi represse la nudità e, infine, chi represse il pensiero della morte. Il punto iniziò a rarefarsi. Si delinearono i mondi. Infinite strisce nere contenenti miliardi di universi si separarono e i pensieri repressero i nomi, o viceversa. Ricordo bene che QWYZ represse il desiderio della Galassia a spirale di Andromeda e subito, come trottole, partirono curve bianche, gialle e blu che, piegandosi su stesse, cercarono di ritrovare il punto da cui si erano mosse, o, almeno, il dolore di un ellittico ritorno.
Nulla più si fermò. Nessuno si è più fermato.
Ora non pensiate che il quadro sia rovesciato, come ripetuto da uno specchio. L’esposizione è giusta. Non ci stiamo muovendo dal punto. Ci stiamo tornando.
Condensiamo inesorabilmente, ma delicatamente. Con inattese sfumature di colori, con insoliti slanci di amore rimosso. E così quelli di noi che sono tornati hanno potuto atterrare dolcemente, senza sbattere la testa o le terga. Seguendo le vie blu degli ammassi, accompagnati dal paracadute dei nostri amorevoli pensieri, sono giunti a destinazione. Hanno trovato a riceverli, con un bel piatto di tagliatelle fumanti, l’ineffabile signora PhiNko. Ora sono di nuovo punto e a capo.
Note
1) Il quadro è Boeing 1970 di Hans Hartung.
2) Il racconto è ispirato e contiene citazioni tratte da Tutto in un punto (Cosmicomiche) di Italo Calvino e dall’opera di C.G. Jung.
3) Questo racconto è dedicato a Fausto Minisini, tornato, pochi giorni orsono, nel Punto.