Quando ero piccolo

Uh, quando ero piccolo. Succedevano cose oggi impensabili, incredibili, a pensarci.

Per esempio.
In una certa località balneare della Toscana maremmana dove passai diverse spensierate estati in villeggiatura, c’era un’ altalena.
Sai che novità, direte.
Bè però questa altalena era altissima, due pali di legno piazzati al centro dello stabilimento dove avevamo l’ ombrellone, con il seggiolino (sempre di legno) penzolante, attaccato a due lunghissime corde. Corde, non stanghe o catene di ferro cigolanti come quelle di adesso.
Insomma, mentre le madri erano impegnate in cose da spiaggia, tipo spettegolare sulle sdraio tra un bagno e un altro, noi ragazzini rischiavamo la vita. Come? È presto detto. La sfida consisteva nel montare in piedi sull’assicella-seggiolino e spingere a forza di ginocchia fino a raggiungere l’obiettivo, cioè la posizione orizzontale dell’ insieme corde-seggiolino-ragazzino incosciente, alla vertiginosa altezza di almeno sette, otto metri da terra. Ancora una spinta e si rischiava il giro completo a 360 gradi.
Giro impossibile da realizzarsi perché le corde non sono stanghe rigide e, a un certo punto, te le senti mosce nel pugno stretto, libere dalla tensione centrifuga, pronte a mollarti al tuo destino di ragazzino spiaccicato sulla dura sabbia.
Non è successo, non succedeva mai. Erano altri tempi. Tempi in cui le madri erano meno ansiose e i ragazzini, incoscienti come oggi ma forse più abili, sapevano cavarsela meglio. Lasciando in pace le madri col cappellino e gli occhiali da sole, ignare, con Novella 2000 aperto, sotto l’ ombrellone.

8 commenti su “Quando ero piccolo”

  1. Giovanna Nuvoletti

    io in Versilia compivo folli acrobazie all’altalena e al trapezio, che stavano dietro le cabine. Mi appendevo a testa in giù, e si chiamava il pollo arrosto – anche se minuscolo e magrissimo… nel frattempo mia madre mi ignorava in mezzo al suo bel mondo

  2. Irene Scarabello

    Io a Sperlonga, con mio fratello e altri ragazxini ci arrampicavamo sugli alberi di carrubbe nel nostro giardino e giocavamo a tirarci le carrubbe oltre a mangiarle, ovvio 🤗

  3. Antonio Quagliarella

    Io ricordo che a mare facevo il bagno, provando a nuotare e poi finalmente imparavo a pescare i ricci. Mamma e amiche chiacchieravano senza sosta per la pace nostra.

  4. Maria Libera Ranaudo

    Anch’io avevo un’altalena che mi aspettava ogni estate. Oltre al traguardo dell’altezza, c’erano anche gli esercizi di equilibrio da ginnasti. Salti in lungo dall’altalena, lancio di oggetti sul bersaglio, filastrocche recitate ad alta voce prima del volo sulla sabbia. L’estate era divertentissima. Piena di sorprese e di metamorfosi. Quando si tornava in città dopo due mesi di scorribande tra gli scogli e la sabbia si tornava trasformati, alla routine del quotidiano. Non si era più come prima. Era come assistere al proprio atteso cambiamento. Nuove emozioni, nuovi sogni, nuove avventure all’orizzonte. Il futuro.

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