In principio fu che colore sei, poi quale città e quale divinità (con una sorprendente concentrazione di Zeus tra i miei contatti Facebook) passando per la città in cui dovresti vivere, fino al personaggio delle serie TV che ti assomiglia.
Ora, è impossibile che donne maggiorenni dotate di intelletto nutrano una qualche fiducia nella rispondenza dei risultati dei test a un qualsiasi essere umano con cui dividere la propria esistenza, giusto per menzionare l’ultimo letto in ordine di tempo: qual è il nome del tuo grande amore?
Mantengono un fascino speciale i test, con la loro veste di oracoli moderni che con un limitato numero di domande saranno in grado, magari, di individuare sentieri della tua psiche che mai avresti immaginato. Fino a qualche tempo fa dovevi attrezzarti di matita e segnare pazientemente la maggioranza di risposte A, B o C sul settimanale di turno, mentre la parrucchiera si occupava di rendere la tua testa di nuovo presentabile.
In rete è ancora più semplice, meno di dieci domande di una semplicità disarmante, si fa in fretta – meno di un minuto – ed è persino divertente con il moltiplicarsi di ambiti e personaggi che potresti essere. Nessun risultato da calcolare. Solo qualche click. Il massimo della pigrizia, tralasciando qualche errore marchiano di italiano, e la certezza che non ti diranno mai che assomigli a una Salamandra Axolotl.
La domanda che segue è: ma loro, le società proprietarie dei siti, opportunamente tradotti in più lingue, che convenienza hanno? Al riguardo nessuna informazione, pagina semplice, nemmeno uno striminzito chi siamo o contatti, una sola pubblicità che onestamente non ricordo, per tutta la durata del test; eppure i test si moltiplicano, si diffondono in modo virale, sembrano non volersi arrestare.
E allora c’è magari da chiedersi se di test in test, di risposta in risposta ci stanno lentamente incasellando in una serie di sofisticati database per accumulare ancora più informazioni di quelle già disseminate in rete. Per fare di noi gli acquirenti perfetti.
Scusate, signore società di profiling, ma lo sapete che le tasche italiane sono vuote e che al più possiamo sognare?
E i sogni non sono ancora in vendita.
Certo, in tempi di crisi non può mai dirsi.