Arriva un momento in cui devi prendere una sedia, di quelle solide e scomode che si usavano un tempo, sederti e metterti a parlare. Accanto a te stessa.
Accade quando la mente diventa un proiettore di immagini sempre più veloci, incessanti. Le luci stroboscopiche possono provocare crisi epilettiche, lo sai.
Allora, adesso vieni qui, parlami di quello che ti succede. Lo so che mancano le parole e ti senti stratificata come le rovine di Pompei, ma mi sembra che tu ti stia ammalando, ti stia facendo infettare. Da cosa mi chiedi. Dall’alterità. Ci sono troppe persone maleducate nella tua anima.
Dovrebbero esserci affinità, passione, amicizia, fiducia, speranza, comprensione tra te e te. Allora perché la tua anima sta appassendo?
Sai che ti dico, tu hai un’ anima troppo generosa. Si stira, si allunga, cerca di inglobare tutto, ma sarà poi necessario contenere ogni cosa, sono solo oggetti in più da portarsi dietro, pesi che non ti riguardano. Te li sei ritrovati perché la tua anima è capiente e qualcuno ha pensato di usarla come ripostiglio.
E’ davvero un posto dove può entrare chi vuole, la tua anima? Prendere quello che gli pare e magari anche sporcare, così devi costantemente fare pulizie che non ti competono? Questo vuoi?
Mi chiedi da dove iniziare. Un’idea ce l’avrei: una sonora incazzatura. Butta per aria piatti, ribalta le sedie, fai saltare il tappo. E poi torna qui. Tutte le volte che vuoi. Quando starai per raccogliere pesi che non ti appartengono, prendi la tua sedia e vieni accanto a me, che sono te.