“Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”. E’ il primo paragrafo dell’art. 87 della Costituzione, che definisce le prerogative e i poteri della più alta magistratura. Tutti gli inquilini repubblicani del Quirinale lo hanno considerato il primo dei loro impegni; ovviamente ciascuno secondo il suo stile e le sue inclinazioni. Il Presidente della Repubblica deve rappresentare, sempre e comunque, l’unità nazionale: così è accaduto in questi settant’anni.
La nazione Italia, però, prima e al di là della rappresentazione unitaria compito del Presidente è – lo sappiamo tutti – ricca di ogni tipo di differenze. L’origine dei Presidenti riflette questa ricchezza e varietà? Il tema può apparire prosaico e perfino meschino; ma queste note si concentrano sulle curiosità; e questa, certamente, lo è.
Ecco la provenienza degli undici Capi dello Stato dal 1946 a oggi: tre sono piemontesi (Einaudi, Saragat, Scalfaro) tre napoletani – non campani, proprio napoletani – (De Nicola, Leone, Napolitano) due sardi (Segni, Cossiga) due toscani (Gronchi, Ciampi) uno ligure (Pertini).
Dal punto di vista geografico lo squilibrio salta all’occhio; il versante adriatico è totalmente assente, come lo sono alcune delle più grandi regioni italiane: Lombardia, Sicilia, Emilia, Veneto, Lazio Puglia.
Ancor più singolare e intrigante appare il quadro se lo si osserva con gli occhiali della storia; tenendo, cioè, presente la situazione prima che si costituisse quella unità d’Italia che il Presidente rappresenta. I presidenti della Repubblica succedutisi fino ad oggi, provengono dai territori di soli tre stati preunitari: il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana e il regno delle due Sicilie. Quest’ultimo, però, è coinvolto non nella sua interezza ma solo grazie alla sua capitale; a sottolineare – penso si possa dirlo – il forte divario fra Napoli e il resto dell’allora Regno borbonico.
Nessuno Presidente origina dai territori degli ex domini italiani dell’Imperial Regio Governo austriaco, nessuno dalle regioni sottoposte al potere temporale dei Papi, nessuno infine dal grande Meridione, Napoli esclusa. Può essere un caso. Ma può anche non esserlo. E’ probabile che nel regno di Sardegna, nel Granducato di Toscana e a Napoli le condizioni nelle quali poteva formarsi una “classe dirigente” fossero, prima delle unificazione, più favorevoli rispetto a quelle di altre zone e di altri stati; ed è possibile che queste differenze abbiano continuato a far sentire qualche effetto anche dopo la costituzione dello Stato unitario. Non sarebbe poi così strano.
Vedremo se, dopo centocinquanta anni, celebrati con tanta convinta partecipazione da Giorgio Napolitano, questa volta ci sarà una new entry nel novero delle “regioni presidenziali”.