Il 25 marzo 2020 – a quaranta giorni circa dall’ultima volta che l’ho baciata e ho stretto a me la sua mano e la sua testa – ho avuto confortanti notizie di mia madre: sta bene. Ella è in parte inconsapevole, come una bambina a volte saggia a volte bizzosa, di tre anni, costretta da un incidente a non potersi muovere, a tratti, e in modo tanto doloroso, consapevole. La nostra avventura di madre e figlia è stata perigliosa e ineludibile, a tratti certi suoi comportamenti con me – ognuno dei figli ha avuto delle personali varianti – imperdonabili e direi che le vicende della mia vita hanno avuto nel suo agire quasi sempre delle aggravanti. Il legame si crea in tanti modi e il nostro è stato motivo di impegno e pervicace sostanza per entrambe. Poi arriva però, se la vita ti aiuta, il momento in cui si offre a ognuno una possibilità. Per noi due, ci piacesse o meno, e prima che fosse troppo tardi, è infine arrivata la pausa – che poi, chi lo dice quando è troppo tardi? E per me è arrivato il tempo di accettare, di andare oltre. Ora per noi due desidero una sola cosa: riabbracciarla liberamente, senza temere danni. Lo so che Lei potrebbe rifiutarsi, per motivi suoi, ma non ci resterei male: le voglio bene e lo voglio a entrambe.
Anziani Coronavirus Madre e figlia