Avete mai sentito parlare di “domanda obbligatoria”? Sembrerebbe un ossimoro. Se un documento va presentato ope legis, sarebbe meglio chiamarlo “dichiarazione obbligatoria” o magari “certificato ineludibile”. Invece, si tratta
proprio di una domanda: “Io sottoscritto… chiedo…”.
Ecco, chiedo cosa? Nel caso specifico “chiedo di far parte di una Commissione per l’abilitazione alla professione di Geometra”. Verrebbe da dire: “no grazie, non ci tengo affatto”. E in principio sembra poterci essere una scappatoia. Perché si barra immediatamente la casella “desidero essere nominato solo in caso di necessità”.
Niente da fare. La nomina ti arriva mentre attendi alla normale attività di docente ed è come se ti fosse arrivata la cartolina precetto del militare. Si potrebbe marcare visita, probabilmente, ma non è nelle nostre abitudini. Così, si sale sulla tradotta e si parte per il fronte.
La sessione d’esame appare subito piuttosto singolare. Si svolge on line, anche se il Covid, almeno nella sua accezione pandemica, è finito da un pezzo. Dunque, niente prove scritte ma piuttosto un colloquio orale di durata
massima e inderogabile pari a 30 minuti per ciascun candidato.
La modalità a distanza sembra fatta apposta per una scenetta fantozziana.
È tutto un fiorire di:
– Guardi davanti a Lei, per favore.
– No, non legga quello che ha sul tavolo.
– Perché sbircia continuamente sulla Sua destra? C’è qualcuno nella stanza con Lei?
– Tenga il viso più vicino alla videocamera, per la miseria!
– Non la si vede più, e in ogni caso può alzare il volume?
Ci si accorge, immediatamente, che il livello medio di preparazione è drammaticamente basso, imbarazzante. Per alcuni candidati il praticantato di diciotto mesi è servito solo a dimenticare quel poco che avevano imparato a
scuola.
Il curriculum esposto nei fascicoli personali li fa apparire dei geni, ma si scopre presto che è aria fritta:
– (Cand.) Ho eseguito rilievi topografici per aggiornamenti catastali.
– (Commiss.) Ah, bene, vuole parlarcene?
– (Cand.) Veramente, io tenevo dritto il prisma e l’ingegnere mi diceva dove andare. Poi, faceva tutto lui.
– (Commiss.) Ah, in quel senso, intendeva…!
Quando ti capita qualcuno con una preparazione almeno decente, fai un salto sulla sedia. Vorresti abbracciarlo, ti commuovi alle lacrime. Sono molte di più le occasioni per piangere davvero, senza voler abbracciare l’aspirante
geometra.
Due esempi a caso, e giuro che non sono frutto di fantasia o di esagerazione:
1) alla domanda: – Quanta acqua serve per confezionare un metro cubo di calcestruzzo? – un candidato prima chiede di chiarirgli il significato di “confezionare”, poi dopo lunga elucubrazione risponde: – Un litro –
Più o meno quello che serve per l’impasto di quattro Capricciose.
2) alla domanda: – Conosce indicativamente il peso specifico dell’acciaio da armatura? – un altro candidato prima spara numeri a caso senza unità di misura, poi conclude: – Comunque, dovrebbe pesare un po’ più dell’acqua – E questo è confermato dalla scarsa produzione di salvagenti realizzati con acciaio massello.
Si potrebbe continuare con altri gustosissimi florilegi, ma è troppo l’amore che abbiamo per questa categoria professionale alla quale, nonostante tutto, proviamo a dar credito.
L’istinto è quello di bocciare tutti, poi ti accontenti dello scalpo dei peggiori. Dopo 14 lunghe giornate di selezione, lo stanco rito si avvia alla conclusione e nuove orde di magnifici professionisti vengono immesse nel mondo del lavoro con un timbro in mano ed un’iscrizione al Collegio professionale. Avranno diritto di firma su progetti che condizioneranno il futuro di questo povero Paese, e speriamo bene che non crollino troppe case.
Ancora scioccato per lo scempio al quale hai contribuito, chiedi per curiosità quale sarà il tuo compenso per la partecipazione alla sessione d’esame. C’è il tempo per un’ultima farsa. Te lo dice, con un po’ di imbarazzo, il Presidente di Commissione, che ha studiato tutte le sacre scritture.
Immagini qualcosa di almeno dignitoso. In fondo, sei un Ingegnere con più di trenta anni di onorato servizio nella scuola e un’abilitazione conseguita quando ancora il termine voleva dire “Riconoscimento ufficiale della capacità
di esercitare una professione… (Treccani)”. Per intenderci, due scritti ed un colloquio, in presenza, di almeno un’ora.
Ebbene, apprendi in quel momento che riceverai 1.50 euro per ogni candidato. Considerando che ogni prova orale, come già chiarito, è durata trenta minuti, il compenso è di tre euro all’ora, al netto delle riunioni preliminari e di tutto il tempo impiegato come segretario (sì hai vinto anche quella lotteria) per compilare verbali e documenti vari. Serve l’IBAN? No, perché nell’immediato non se ne parla; poi, forse, arriverà una telefonata per avere conferma dei candidati effettivamente esaminati (sic).
Intanto, ti rendi conto che ad ogni breve intervallo effettuato a metà mattinata, se sei andato al bar della scuola e ti sei concesso un caffè lo hai pagato quasi un “Candidato”, moneta ufficiale degli Esami di abilitazione pari appunto a un euro e mezzo (portale tassi di cambio Banca d’Italia 2024). Oggi, per dire, un chilo di pane va a due Candidati e trenta.
Realizzi, a quel punto, che sei pagato meno di un raccoglitore di pomodori ingaggiato in nero, nel Tavoliere delle Puglie. Quei poveri braccianti, d’altra parte, hanno a che fare con frutti tanto piccoli che per farne una cassetta ci vuole molto tempo. Tu, almeno, hai avuto la possibilità di raccogliere zucche (per lo più vuote).
sottile e caustico, ma quanto dolorosamente vero!
sono stata tua compagna di avventura e ancora ho dolore per la categoria che rappresento ma anche per la scuola. sono solita però cogliere il lato positivo : ti ho conosciuto e tutto sommato mi ricordavo, da diplomata nel 1982, sia della livelletta che del tracciolino che di carnot, sono stati bei momenti. sulla quantità di acqua mi sono immaginata l’edile con due bottigliette in mano versarle nell’impastatrice. un caro saluto geniale FeMa. tienimi aggiornata sui tuoi prossimi commenti.