Mi addormento guardando “Casanova” di Federico Fellini. E rido sulla laguna infuriata fatta interamente con la plastica nera dei sacchi della spazzatura; rido sull’assurdo marchingegno che l’affascinante amatore si porta in giro, un gufetto meccanico di ferro che sbatte le ali e gira il capo di qua e di là, ironico testimone delle facoltà sessuali del protagonista (e degli uomini in generale). Anche il fatto che il film sia girato INTERAMENTE a Cinecittà sottintende uno sguardo divertito del maestro.
Tutti i personaggi sono icone che resistono sfolgoranti nel firmamento cinematografico di tutti i tempi, ma ce n’è uno di grande attualità: in un secondo ci fa capire come tutti gli economisti, pluri-laureati, masterizzati (da master), bocconiani, bostoniani, premi Nobel e compagnia siano evidentemente incapaci di fronteggiare questa immensa, incredibile, assurda crisi che sta facendo collassare l’intero mondo occidentale, come da profezia Maya.
Questo personaggio è il dottore. Vecchietto rugoso, segaligno e nerovestito come un becchino, arriva in gondola, più veloce di un’ambulanza, laddove una bionda, pallidissima, eterea ricamatrice di Burano, minuta come una bambolina, sviene ogni due per tre.
Il rimedio è sempre lo stesso: “Salasso”, pronunciato alla veneta “Sa-asso”, con una punta di rassegnazione, un po’ perché evidentemente non gli viene in mente altro, un po’ perché è intervento rapido e l’ora è tarda. Il Sa-asso, come tutti sanno, si effettua stringendo il braccio della malcapitata tramite un laccetto e successivamente infilando uno spillone nella vena evidenziata.
Il sangue viene raccolto in una apposita bacinella e buttato via. Al terzo Sa-asso la poveretta esangue, è il caso di scriverlo, non si regge più e volentieri cede a Casanova, eccitatissimo dall’operazione (anche lei non disdegna).
Ebbene questa è la metafora di quello che ci sta succedendo (anche in Grecia, Spagna, presto in Francia e vedrete anche in Almagna). Ed è fra la veglia e il sonno che mi appare Monti, come un cerusico rassegnato e pieno di buona volontà, sapendo che ha a sua disposizione solo un unico inutile e forse dannoso rimedio. Un Sa-asso dietro l’altro e schiatteremo tutti, anche quelli che stanno bevendo il sangue e pensano così di cavarsela, fino al momento in cui verranno sa-assati anche loro dallo spettro del capitalismo incontrollato e vagamente necrofilo.
Se si tratta di un incubo, svegliatemi.