RICHARD JEWELL

Richard è un ragazzone obeso dal cuore di fanciullo, vive ancora con la mamma ma è tutt’altro che uno stupido o uno sprovveduto. Da sempre sogna di fare l’agente di polizia e di difendere la comunità ma ha solo rimediato piccoli incarichi di sorvegliante, in cui viene preso di mira per la sua stazza. L’occasione sembra arrivare quando, in occasione delle Olimpiadi di Atlanta del 1996, viene arruolato come guardia di sicurezza.
Tratto da una storia vera, l’ultimo film del novantenne Clint Eastwood, ha un’architettura perfetta: nitida, senza sbrodolature, un discorso narrativo che dall’inizio alla fine coinvolge lo spettatore spingendolo a riflettere sul vissuto del protagonista e a farlo proprio.
Al regista californiano preme raccontare e denunciare l’incredibile storia di Jewell, che in pochi giorni passa dallo status di eroe (per aver in parte sventato un attentato) a quello di principale accusato. Rifacendosi a un articolo pubblicato su Vanity Fair “The Ballad of Richard Jewell” della giornalista Marie Brenner, Clint ricostruisce l’incredibile calvario mediatico e giudiziario cui furono sottoposti il giovane Richard e sua madre Bobi (una straordinaria Kathy Bates). Di fede repubblicana ma libertario e anarchico nell’anima, il cane sciolto Eastwood, fa rivivere la sua ruvidezza e onestà intellettuale nel personaggio di Watson, un avvocato sui generis, che si accolla la difesa dell’imputato, mandando più o meno al diavolo tutti, FBI e giornalisti. Interpretato da un bravissimo Sam Rockwell (Golden Globes come miglior attore non protagonista in Tre manifesti a Ebbing-Missouri), Watson smonta a modo suo, evitando insidie e trabocchetti, l’impianto accusatorio, basato sul nulla o meglio sulle fake news che anche negli anni ’90 si fabbricavano ad arte.
Richard Jewell, è impersonato da un attore pressoché sconosciuto, Paul Walter Hauser, che col volto pacioccone e gli occhi limpidi come quelli di un bambino, è azzeccatissimo nel ruolo di eroe/antieroe a sua insaputa.
Eastwood prosegue nella ricerca di una dimensione più umana dell’esistenza, che si tratti del burbero vecchio di “The Mule” o del giovane goffo e idealista “Richard Jewell”. Nonostante l’età ragguardevole, il suo spirito critico e la carica esplosiva di tutti i suoi film rimangono intatti. Che Dio o chi per lui ce lo conservi.
Richard Jewell di Clint Eastwood – USA 2019

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