Da qualche tempo mi sono gettata con impegno maniacale nell’acquagym. E i risultati si vedono! Con i jeans a sigaretta non sembro più una mortadella, ma un prosciutto. E con quale leggerezza scorro gli articoli sulle innumerevoli malattie che attaccano le povere donne over quaranta e sui loro corpi in decomposizione! Potrei persino sfidare a duello chi li scrive.
A parte queste stupidaggini, frequento il centro sportivo perchè si trova a quarantacinque passi dal portone di casa mia e non ho niente da fare.
Dato che le mie giornate non sembrano avere un senso, che abbiano almeno un ritmo: quello delle basi dance dell’acquagym, anzi dell’Aqua gym. Chissà perché scrivono Aqua in latino? Che sia un un avvertimento? Effettivamente il centro sportivo sorge abusivamente sulle rovine di una villa romana di epoca tardo imperiale e per gli sgradevolissimi corsi e ricorsi della storia questo grottesco periodo, che mi capita di attraversare proprio durante le fastidiose turbolenze della menopausa, ha numerose affinità con quello tardo imperiale. La decadenza c’è tutta; il rilassamento dei costumi anche; la divisione in schiavi, liberti, cittadini e onorevoli, pure; il panem, format et circenses chi lo potrebbe negare, e all’orizzonte si profila l’austerità e il rigore alto medievale dei tecnici cistercensi. Già sento puzza di roghi. Si salvi chi può. Io penso di salvarmi tuffandomi in acqua e sguazzandovi come un’anatra per 45 minuti al giorno.
I primi minuti della lezione, tenuta dall’istruttrice Pamela, con l’accento sulla prima A, servono a crearmi una zona di non belligeranza fra “Soldato Jane”, la forsennata scalciatrice alla mia destra, che non permette sconfinamenti, e “Petroliera in avaria”, alla mia sinistra, che non riesce a dirigere le sue enormi tette fuori dalle mie acque, anzi aquae, territoriali.
Durante l’esercizio “braccia al petto, braccia in fuori”, la mia mente è libera di vagare. Ero rimasta alla puzza di roghi. E se fossi proprio io quella additata come pubblica peccatrice da arrostire sulla graticola delle tasse, rate mutui, tetti fidi, veni vidi ici?
Immagino la scena. Striscio lungo i muri in una notte senza luna. Il mio uscio è laggiù, in fondo al vicolo. Ho già tirato fuori le chiavi dalla borsa. Tutti conoscono il detto: più fretta hai, più tempo ci metti a trovare le chiavi nella borsa. Le mie mani tremanti hanno trovato la chiave giusta, fra le 10 inutili che ancora tintinnano come pendenti di una collana tracia dal mio portachiavi, ma mentre sto per infilarla nella toppa, una voce acuta e stridente, simile a quella della suora dell’asilo che mi beccò a giocare al dottore con il mio compagno di banco, mi trapassa la base del cranio.
“Tu hai evaso!”
“Cosa? Quando?”
“Sì, una volta ti sei messa d’accordo con il dentista e hai pagato la metà senza farti fare la fattura!” “Ma voleva 600 euro per una carie!”
“Noi non siamo qui per discutere di prezzi.”
“ Ma con l’euro è aumentato tutto, non ce la faccio più!”
“ Non sono i prezzi che sono aumentati, sei tu che sei diminuita, strega!”
Altre voci nella notte si affollano alle mie spalle, raggelandomi.
“Ognuno fa i prezzi che vuole! Cambia dentista! Se non te lo puoi permettere cercane uno meno caro!”
“Se ce l’avete datemi subito il telefono, vi prego, devo fare anche la pulizia!”- imploro. “Il tuo tartaro non ci muoverà a pietà. Tu hai pagato in nero il tuo dentista e adesso devi pagare con la vita!”
Mentre quelle ombre incappucciate stanno per raggiungermi, riesco ad infilarmi nell’uscio e a chiuderlo, non senza stritolare un paio di dita adunche e far cadere due falangette sul tappetino con la scritta welcome. Per fortuna il mio gatto le agguanta, scambiandole per due code di lucertola, il suo piatto preferito.
Sono salva! Ma una donna in calzamaglia nera, sfolgorante sopra di me, agitando come un’amazzone la bionda coda di cavallo, mi addìta al pubblico ludibrio. E’ Pamela, con l’accento sulla prima A. Dovevo scalciare con la gamba destra non con la sinistra. La lezione di Aqua-gym va avanti imperterrita.