Quando mi sveglio la notte – succede a volte – e non mi riprende subito il sonno, mi alzo, a piedi scalzi mi muovo per casa nella penombra, seguendo passi milioni di volte percorsi, facendo piano come se il buio richiedesse rispetto e silenzio.
Poi guardo fuori dalla finestra e faccio il punto dell’orizzonte a est-sudest, sbircio altre case, altre finestre accese, spio voli e ascolto segnali, respiro l’aria sfinita dalla notte e la promessa del giorno che si fa incontro.
I pensieri sono un flusso che viene dal sogno dimenticato, lasciato nel sonno, a volte confusi da quello che provo, a volte lucidati da quello che sento.
Sempre caro mi è, in questo stare, un solo pensiero dentro e fuori e intorno, come una siepe che tutta mi abbraccia e non limita lo sguardo del cuore.
Quel che chiamiamo così, quel che ci muove, quel che mi muove ed è infinito…