Sadomaso con forbici

 

Entriamo alla caccia di rinnovata consapevolezza dell’ego e ci ritroviamo alla mercé di autentici sadici con delirio di onnipotenza creativa.

A segnare da subito la nostra resa all’ubbidienza è il capo rovesciato all’indietro con il collo da preda in piena savana.

Gridolini di dolore vengono soffocati tra strappi di nodi attorcigliati, getti d’acqua gelida si alternano a getti bollenti, mentre sbatacchiamenti della testa di qua e di là rimarcano la nostra sottomissione.

Giusto il tempo di riprenderci e la vergogna di mostrare capelli arruffati e bagnati, quasi che un temporale estivo ci avesse sorprese sulla via del ritorno, lascia il posto allo strizzare delle ciocche scambiate per panni Vileda. E quando il rimmel cola lungo il viso, facendo di noi Pierrot involontarie, una fatalona truccata a festa viene a spalmarci creme dai colori improbabili sui ciuffi che spuntano da teli di plastica, ritti come piantine nuove in un’aiuola.

Schiave del voler piacere ce ne stiamo per ore con la testa nella stagnola, neanche fossimo avanzi di carne da conservare per un futuro banchetto.

C’è poi chi desidera solo abbandonarsi all’emozione di un taglio e allora eccola assumere forzate posizioni, che nemmeno chi fa i migliori esercizi per la cervicale, intanto che il terrore corre lungo lo sferruzzare minaccioso delle lame a due millimetri da occhi, collo e orecchie.

Superstiti, paghiamo impassibili cifre da capogiro per quest’ora di emozioni forti, non senza aver lasciato nella scatola messa in bella mostra una mancia per la fatalona che ci osserva sorniona, chissà se per controllare l’importo o beffarsi del risultato sulla nostra testa.

No, decisamente non sono il tipo, il sadomaso non fa per me.

 

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