Sampietrini

Quanti passi li hanno calpestati, insudiciati, sconnessi, consumati, schiacciati o anche lucidati, a volte. Quante storie, passioni, drammi, fughe, risate li hanno sfiorati. Quante briciole, sputi, cartacce, gomme americane, urine di gatti li hanno lordati.
Sono ancora qui, assolati, bagnati dalla pioggia, scomodissimi, pigri e resilienti come la città che li ospita. E’ il vecchio carattere della sua gente che sta scomparendo proprio come loro, l’uno stravolto dalla mortifera globalizzazione culturale e loro sempre più sommersi da colate di catrame.
Restano tra gli antichissimi monumenti, resistono alle erbacce che li separano – e alle foto di turisti – ma non vivono quasi più nel quotidiano della gente. E’ un lento e triste addio, il loro, proprio come quello che dò alle battute fulminanti, all’ironia sprezzante, al pigro ciondolare dei tanti passanti di un quartiere che ormai non riconosco più.

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