San Valentino alla Casa Bianca

New York, 15 febbraio – Sullo scandalo che ha costretto il generale Michael Flynn alle dimissioni, in seguito alle rivelazioni di suoi contatti con la Russia, scandalo che potrebbe sconfinare in accuse di alto tradimento, il repubblicano Chris Collins, intervistato, ha affermato che l’amministrazione è stata così silenziosa perché era San Valentino e, probabilmente, “tutti erano a fare colazione con le proprie mogli”.
La bomba, che commentatori di altissimo livello paragonano al Watergate, è comunque esplosa. E si sono svelate le bugie ripetute per tre settimane dal vice presidente Mike Pence e da tutti gli “uomini del presidente”, incluso Trump cui era noto, da giorni, che Flynn era ormai “ricattabile” per le sue conversazioni con ufficiali russi, a proposito della futura sospensione di sanzioni a loro danno, avvenute quando Obama era ancora alla Casa Bianca.
In mezzo a tante bugie e reticenze, quelle di Collins mi sembrano le parole che meglio rappresentano coloro che, dopo le ultime elezioni, sono alla guida di questo paese: anti americani (mettono gli interessi della Russia al di sopra di quelli del proprio paese), banali (i politici sono “maschi” e fanno colazione “con le mogli”) e arroganti verso i propri stessi elettori che considerano disposti ad accettare (su questo hanno probabilmente ragione) anche la più inaccettabile delle giustificazioni per coprire l’inadeguatezza: “era san Valentino”.
Il partito che ha condotto una campagna elettorale sul finto scandalo delle email di Hillary Clinton e sulle sue responsabilità su Bengasi, due accuse dalle quali l’ex Segretaria di Stato, dopo lunghe e approfondite indagini, era stata completamente assolta, non dovrebbe mandare in giro gente come Collins ad affermare tali sciocchezze.
“Basta, dobbiamo andare avanti, ci sono problemi “seri” da affrontare” ha anche risposto Collins, con trasporto drammatico, a Chris Cuomo che l’intervistava, che gli ha ricordato in maniera chiara e precisa il ruolo dell’informazione in un paese democratico.
Giornalisti sostenitori di Trump, però, invocano la necessità di non essere “schierati”, e criticano colossi della vera informazione come il New York Times o il Washington Post. Sfugge loro che la rivelazione di fatti è il compito principe del giornalista. Smentire le bugie o mettere alle strette chi esercita il potere è compito del giornalista. Difendere la Costituzione del proprio paese è, non solo compito di ciascun cittadino, ma imperativo per un giornalista. In più, bisognerebbe ricordarsi, che in questo paese, gli USA, l’informazione ha sempre “preso posizione”, in un senso o nell’altro e che, nonostante questo, resta credibile, se, come ad esempio fa il New York Times, riesce a motivare persino le opinioni con fatti concreti e non con i famosi “fatti alternativi” che tanto piacciono all’attuale amministrazione e a quanti pensano che essere stati eletti democraticamente, come e’ avvenuto, sia un lasciapassare per l’impunità.
Ma questo Paese, a conoscerlo bene, ha risorse per reagire.

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