Bari, fine anni ’80, Santa è una ragazza intelligente e vivace, molto impegnata sia negli studi che nel coltivare la sua vocazione spirituale. Non bigotta ma piena di fede e di amore in Cristo, affida a un diario le sue convinzioni più intime e segrete. Diario precluso sia alla sorella maggiore Rosa Maria che ai genitori, padre poliziotto e madre casalinga. La famiglia si trasferisce dal capoluogo pugliese in una cittadina dell’entroterra, ed è allora, nei viaggi in treno tra Palo del Colle e Bari per raggiungere l’università, che Santa nota con crescente apprensione un uomo che la fissa e la segue in modo ossessivo, oltre a scriverle messaggi deliranti e, in un’occasione, aggredirla. La ragazza raddoppia le cautele, cerca di non essere mai sola, sporge numerose denunce, ma niente, la persecuzione continua. Il 15 aprile del 1991, l’uomo la assale e la colpisce con 13 coltellate, Santa Scorese – questo il suo nome – muore poco dopo in ospedale, appena ventitreenne. Il caso, anche se non ancora etichettato come “femminicidio“, fece anche all’epoca molto scalpore. I suoi scritti furono ritrovati e la chiesa diede il via a un processo di beatificazione, accomunando la figura e il “martirio” della giovane a quello di Maria Goretti e Antonia Mesina. Come ti chiamerai – chiedeva scherzando un’amica alla giovane cattolica – quando ti faranno Santa? “Santa Santa” rispondeva lei ridendo, come anticipando il tempo a venire.
Alessandro Piva, regista salernitano, barese d’adozione (La CapaGira – Mio cognato) incontra casualmente Rosa Maria, che da anni si è fatta testimone della storia di sua sorella e viene colpito dall’affermazione che le vittime della tragedia sarebbero due: Santa e il suo stalker (il reato verrà introdotto solo nel 2009), che se curato in tempo, non avrebbe commesso l’orrendo crimine. Decide allora di trarne un film, un documentario di un’ora, in cui racconta la vicenda di Santa attraverso le testimonianze della madre, del padre, della sorella, delle amiche, degli amici, e degli ecclesiastici locali. Nulla di prosaico o pietistico, il tono pacato e intimo del linguaggio famigliare – la mamma che mentre parla prepara la salsa di pomodoro; il padre, un monumento di dignità nel rimpianto di non aver fatto abbastanza; Rosa Maria, donna di grande carattere che chi scrive ha la fortuna di conoscere da anni. Ma, anche chi era all’oscuro della vicenda e dei suoi personaggi, alla fine li sente amici e vicini mentre scorrono sullo schermo le foto, la scrittura nervosa di Santa, gli ulivi argentati, il lungomare di Bari e il cielo azzurro stretto tra i profili delle case.
Prodotto da Apulia Film e Fondazione per il Sud, “Santa subito” ha vinto il Premio della Giuria al Roma Film Festival, sbaragliando colossi come “The Irishman” di Martin Scorsese.
Prodotto da Apulia Film e Fondazione per il Sud, “Santa subito” ha vinto il Premio della Giuria al Roma Film Festival, sbaragliando colossi come “The Irishman” di Martin Scorsese.
Santa Subito di Alessandro Piva – Italia 2019