Sára Salkaházi nacque a Kassa l’11 maggio 1899 in una famiglia borghese. Da giovane svolse molti lavori, incluso quello di rilegatrice, di reporter e editrice di quotidiani. Si fidanzò pure, ma lasciò presto il suo fidanzato.
Nel 1930 prese i voti dell’ordine delle Suore del Servizio Sociale e nel contempo fu anche la promotrice del Movimento delle Operaie Ungheresi.
Durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale aiutò a trovare rifugio a centinaia di ebrei in un edificio appartenente alle Suore del Servizio Sociale a Budapest. Come sorella responsabile della casa, fece una promessa segreta a Dio in presenza del suo superiore: quella di essere pronta all’estremo sacrificio nel caso in cui questa sua scelta avesse danneggiato le sue Sorelle.
Fu denunciata alle autorità da una donna che lavorava nella casa delle Suore del Servizio Sociale, quindi il 27 dicembre 1944 le Croci Frecciate, ovvero i nazisti ungheresi, vi fecero irruzione; Sára Salkaházi stava tornando a casa, avrebbe potuto fuggire, decise invece di condividere la sorte degli ebrei fuggiaschi.
Vennero portati tutti nella sede delle Croci Frecciate e torturati, poi portati in riva al Danubio e uccisi. I corpi caddero nel Danubio ghiacciato. Quello di Sára Salkaházi non fu mai ritrovato.
I suoi ultimi minuti di vita coraggiosa furono raccontati da uno degli imputati nel processo intentato alle Croci Frecciate di Zugló nel 1967 e le sue gesta d’aiuto nei confronti degli ebrei ungheresi vennero riconosciute nel 1969 da Yad Vashem.
Nel 2006 Papa Benedetto XVI la proclamò beata.