La parola chiave della canzone è “Satisfaction”; compare in maiuscolo sull’etichetta del disco. Tra parentesi, in tondo, si legge la scritta “I can’t get no”. Non riesco ad ottenere alcuna soddisfazione. Un ritornello per molti aspetti esistenziale che ha fatto da colonna sonora a più di una generazione. Mick Jagger, quando lo canta, imprime la stessa intensità di voce sia a “Satisfaction”, sia a “I can’t get no”. Il restante testo, in modo un po’ bizzarro, ci parla dei motivi per cui non può ottenere soddisfazione. Ma più che le parole a rendere il senso dell’insoddisfazione è il riff della chitarra. Come è noto Keith Richards lo registrò su nastro magnetico in una stanza di hotel, di mattina presto, riaddormentandosi poco dopo. Al risveglio, riascoltandolo, notò che la sequenza di note era eccezionale. Quando i Rolling decisero di incidere il brano, Keith Richards avrebbe voluto far eseguire quel riff ad una sezione di fiati, ma Mick Jagger, gli altri membri del gruppo e il produttore optarono per la versione registrata agli RCA Studios di Hollywood con la chitarra, che produceva un suono aggressivo, frutto di un nuovo dispositivo, il Maestro Fuzz-Tone FZ-1A, un distorsore che stravolgeva le tradizionali sonorità della chitarra.
La storia di questo “Maestro” è interessante e ci fa riflettere su come la “distorsione”, da eccezione, col tempo, diventi la norma.
Tutto iniziò nel 1961 con un guasto al Quonset Hut Studio, durante la registrazione di un brano intitolato “Don’t Worry“, interpretato da Marty Robbins; un pre-amplificatore difettoso nella console di missaggio distorceva la parte di chitarra del musicista Grady Martin che rimase comunque affascinato da quel suono sgradevole, perché rendeva più interessante il suo assolo. Decise quindi di incidere un altro brano con quel pre-amplificatore difettoso, pubblicato dalla Decca con il nome di Fuzz. Il brano destò stupore e ben presto, nel mondo del rock, altri gruppi vollero replicare quel tipo di sonorità. Naturalmente non si poteva sempre usare il pre-amplificatore difettoso e così due ingegneri inventarono un dispositivo che replicasse la sonorità Fuzzy, vendendolo poi alla Gibson che lo commercializzò con il nome di Maestro Fuzz-Tone FZ-1A.
Quando il riff dei Rolling risuonò con quel sound, le vendite dei distorsori (da allora se ne produssero di tutti i tipi) presero il volo: quei suoni frutto di un guasto, nel corso degli anni diventarono usuali, tanto che oggi ci sembrano così normali che non li avvertiamo distorti.
Ma, come tutti sanno, la distorsione non è solo una piacevole pratica musicale.
Le nuove tecnologie hanno prodotto distorsori di ben altro genere, non pedali che alterano il suono della chitarra, ma dispositivi che hanno il potere, se non utilizzati sapientemente, di farci percepire in modo distorto la realtà.
Se non si mettono in atto adeguati strumenti critici, la distorsione della realtà prenderà il sopravvento fino a diventare la normalità e il vecchio riff dei Rolling continuerà a risuonare forte, con una ragione in più.
Distorsori Keith Richards Tecnologia
Piuttosto tecnico, ma interessante. Anche interessante sarebbe indagare sul fatto che la distorsione della chitarra di Richards rese magicamente da sola rivoluzionaria questa canzone, il cui testo trasgressivo non era compreso in Italia e altrove. Alcuni pezzi dei primi Beatles contenevano un messaggio vagamente simile (penso soprattutto a Please Please Me ma non solo) ma non fu minimamente percepito all’ estero. Invece Satisfaction aveva il distorsore-interprete, oltre all’ alone sulfureo di Jagger & co.
Grazie!
La questione dei distorsori nella musica rock è molto interessante. Suoni inconfondibili, a volte più significativi della stessa voce. A
ciascuno il suo distorsore, verrebbe da dire. Hendrix, Santana, Clapton…
“Se la pulsione fa il giro intorno all’oggetto, anche la canzone aderisce al medesimo percorso, si soddisfa rimanendo nel contempo sempre insoddisfatta.” A. Villa, Pink Freud.
un ricordo per la vita