Per spiegare l’amena giornata di oggi devo risalire al tempo dei tempi, quando non esistevano playstation e iPhone, e i ragazzini giocavano con biglie e pezzi di legno. Ardimento diffuso nei vicoli di Napoli e dintorni era il tiro dello strummolo. Con un gesto preciso si lanciava una trottolina di legno, trattenendo l’apposito spago arrotolato sopra detto ‘a funicella, che, nei limiti della circonferenza dello strummolo trainato, doveva essere più lunga possibile, sì da imprimere maggiore rotazione inerziale al momento del lancio.
Si imprimeva così un movimento rotatorio uniformemente accelerato dalle incitazioni, invero a volte blasfeme, dei monelli giocatori. L’asse era di metallo, con un puntale d’appoggio a terra, e su quella la trottola girava in equilibrio, finché ne aveva.
Gli americani ora farebbero lo strummolo in titanio, equilibrato alla galleria del vento e collaudato sullo shuttle, l’asse in carbonio rinforzato alla Coca Cola. Gli scugnizzi lo facevano con mezzi di fortuna, e come veniva veniva. Vinceva lo strummolo che girava più a lungo, o che andava più lontano, secondo il gioco. Erano ammesse possibili azioni di disturbo e sabotaggi per tiro di altro apposito strummolo da combattimento. L’equilibrio già malmesso di siffatti strummoli artigianali si comprometteva irrimediabilmente quando il legno della trottolina si crinava, o l’asse perdeva simmetria o, peggio, si storceva. Il termine tecnico universalmente accettato per identificare una trottola con tali danni alle strutture portanti è strummolo a tiriteppete o strummolo tiriteppeto. Dotte varianti definiscono tale condizione strummoliana a tiriteppola.
Ora sapete cosa è una giornata con ‘o strummolo a tiriteppete e ‘a funicella corta. Taluni parlerebbero di Saturno contro, ma io appartengo a quella genia che se tiene Saturno contro gli fa i fari finché non si scansa, l’ho già fatto con la Giralda a suon di mazzate, e finché lo strummolo va lascialo andare.