Da Assisi a Montecatini Terme, 255 km per la tappa più lunga del Giro. Si parte da Assisi con una preghiera al patrono d’Italia, che può aiutare in un giorno del genere, e si arriva a Montecatini Terme perché… siamo o non siamo la patria di Peppone e Don Camillo? Del sacro e del profano mescolati in una zuppa così spessa da risultare quasi sempre indigesta? E allora si parte col poverello di Assisi e si arriva nella città forse più massonica d’Italia, devota alla squadra e al compasso e su cui aleggia l’ombra del venerabile Licio Gelli. Si parte con la prece e si finisce tutti assieme e appassionatamente, biciclette comprese, in un bagno lustrale nelle vasche tanto amate dal granduca Pietro Leopoldo. E in mezzo, l’Umbria e la Toscana, cioè il cuore dell’Italia, lo scrigno dei nostri tesori d’arte e di cucina.
Escluso il Poggio alla Croce, posto a 502 m d’altitudine, le difficoltà della tappa sono davvero poche: un lungo serpente rettilineo attraverso vallate e pianure. Ma le tentazioni dove le mettete? Non si può lasciare Assisi senza assaggiare gli stringozzi conditi col sugo d’oca, sfiorare Perugia senza abbandonarsi alla parmigiana di gobbi o passare da Cortona evitando di tuffarsi a peso morto sul pansanto, la fettina condita con cavolfiore lessato, aceto e olio. Ma si potrà mangiare senza bere? No, e infatti, d’improvviso, eccoci nel Chianti. Qui davvero dobbiamo scordarci qualunque ambizione di dieta: la chianina è dietro l’angolo (quale? qualunque!) e il vino è lì, che se lo porta appresso proprio lei, la chianina medesima, perché le vacche toscane non sono mica dilettanti. Due cantucci, un bicchiere di vinsanto e il gruppo è bello che schiantato sulle rive dell’Arno o dell’Orme o di una qualsiasi piscina da giardino.
E l’arte, domanderete voi? Imparata e messa da parte! Pensate che a gente come Basso, Scarponi, Schleck o Bruseghin importi qualcosa della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli, con la sua facciata in marmo bianco e verde, o delle mura ciclopiche di Cortona, costruite dai lucumoni etruschi, o del monumento a Pupo nella piazza centrale di Ponticino? Se si fossero laureati a Tirana forse sì, ma sfortunatamente non è il loro caso. Questa è gente che bada solo al sodo: alla scelta accurata dei rapporti, all’ingrassaggio dei demoltiplicatori, al fissaggio ben fatto delle selle. E dopo 255 km di corsa possono tranquillamente dire “Ciao, mama”, senza correre il rischio di cadere… in volata.
P.S. La tappa tocca anche Vinci, borgo natio di Leonardo. Sul percorso sarà allestito un traguardo volante che vedrà in palio i premi seguenti: 1) Dan Brown; 2) Un santo graal originale con documento di origine controllata; 3) una bicicletta marca Opus Dei, con cilicio applicato alla sella.