Èarrivato.
Naturalmente dopo le consuete terroristiche anticipazioni dei media, che da giorni ci prospettano temperature da altoforno e tassi di umidità tali da farci vedere orate e dentici che girano per strada. Con la temutissima, oscura minaccia della temperatura percepita: “35 gradi, ma ne percepirai 40, 42, 46…“
Un po’ come se al professore di geometria che ci chiede di quanti gradi sia l’angolo retto, rispondessimo ”90 gradi, ma con un’angolatura percepita di 104“.
E ora, via ai servizi sul caldo: disgraziati con la testa sotto le fontane, cani che sbandano boccheggiando sui marciapiedi con decametri di lingua all’aria, anziani bianchi come lenzuoli di bucato, lo sguardo perso, i vestiti stampati in sintetico sudorifero le donne, i braghini corti, calzini e mocassini gli uomini, seduti sulle panchine sotto l’unico albero del quartiere, articolando frasi sconnesse al sadico cronista.
Infine, come dessert, l’immancabile intervista al medico, che ci consiglierà di non restare in strada sotto il sole nelle ore centrali, cosa che invece piace così tanto a noi tutti, di alimentarci con frutta e verdura, mentre noi avremmo così tanta voglia di polenta, capriolo, salsicce e fagioli, e di bere, bere tanta acqua, mentre noi ci attaccheremmo volentieri a bottiglioni di vov.
L’anticiclone bollente ci ha invaso dall’Africa.
E già senti per strada i primi nostalgici che dicono: “Se ci fosse stato ancora Maroni, lui sì che l’avrebbe fermato!“