Il giorno nasceva presto per la donna scusalìn. abitino scuro abbottonato davanti, né lungo né corto e, sopra, il grembiulino, in piemontese detto scusalìn, con la seconda esse pronunciata aspra.
semplice, spesso ricavato da una vecchia tovaglia, aveva sempre una tasca, indispensabile.
una ravviata ai capelli, legati in una crocchia che non potevi dirne la lunghezza, le calze spesse e rammendate, ciabatte stanche.
una divisa per una donna che doveva moltiplicare se stessa. madre, moglie, sorella, cameriera, cuoca, badante, consigliera, depositaria.
il grembiule raccoglieva briciole e lacrime, polvere e sangue, latte e starnuti. ma profumava sempre di buono. lei ci nascondeva tutti i segreti di famiglia in quella tasca e perdonava i peccati al primo bucato con la benedizione di Marsiglia.
il gesto veloce per scioglierlo dai fianchi scandiva la notte, l’assoluzione e il riposo.
la donna scusalìn era una femmina, ma non aveva molto tempo per ricordarselo o, chissà, magari nella tasca c’era un segreto tutto suo che non voleva rivelare.