Tommaso è un cardiochirurgo di successo, tronfio e sicuro di sé, che fende i corridoi dell’ospedale col codazzo di medici gregari, asserviti al suo carisma. Anche in casa spadroneggia, una moglie supina che sfoga la depressione bevendo di nascosto, due figli: Bianca, sposata con un agente immobiliare, disprezzato apertamente dal suocero e Andrea, il prediletto. È proprio Andrea, con la sua decisione repentina di farsi prete, a segnare la svolta nella vita del chirurgo e di tutta la famiglia. Il ragazzo annuncia di voler prendersi un anno sabbatico lasciando anche gli studi di medicina, per poter seguire la sua vocazione. Che è nata ascoltando gli insegnamenti di Don Pietro, un prete anomalo, che veste il clergyman ma è a metà tra un divo rock e un santone. Le sue prediche, affollatissime, lanciano il messaggio di Dio a suon di battute, con un linguaggio non convenzionale che fa presa soprattutto sui giovani. Tommaso, ateo convinto, decide di impedire a ogni costo la scelta del figlio. Sicuro che il prete sia un ciarlatano e pronto a smascherarlo, comincia a frequentare anche lui i suoi raduni, spacciandosi per un disgraziato afflitto da problemi economici e famigliari, a un passo dal suicidio.
Comincia così Se Dio vuole (Italia 2015 – regia di Edoardo Falcone), una commedia ben scritta e ben recitata che si distingue tra tanti prodotti mediocri del cinema italiano. Anche grazie agli attori, uno straordinario Marco Giallini nei panni del chirurgo e un sempre più bravo Alessandro Gassman in quelli del prete, il film spicca il volo tra battute divertenti e non scontate, squarci di introspezione e dialoghi di spessore. Tra Tommaso e Don Pietro, all’insaputa di tutti, nasce una strana forma d’amicizia e, pur nelle profonde diversità di carattere, una condivisione di intenti. Tommaso, il luminare che crede solo in se stesso e nelle proprie capacità, che tratta con sufficienza moglie (un bel cammeo di Laura Morante), figlia, genero e colleghi sarà costretto a rivedere le sue posizioni e a confrontarsi con temi che vanno oltre le solide certezze della scienza, del pensiero razionale e delle convinzioni radicate. Arrivando a farsi piacere cose detestate fino a un momento prima, come le canzoni di Gigi D’alessio o una cena a lume di candela con sua moglie.
Edoardo Falcone che è alla sua prima prova di regia, si avvale della sceneggiatura di Marco Martani. Entrambi provengono da esperienze molto “disimpegnate”, da quello che viene definito con un certo disprezzo il cinema dei “telefonini bianchi”, eppure riescono a confezionare un film mai banale, a tratti poetico. Un film per tutti, nel senso migliore del termine.