Se fossi un supereroe, prenderei in braccio la prof che mi ha assegnato questo tema e la porterei, volando, in un paese tropicale.
Lei griderebbe “Mollami, o ti mando dal preside!” ma io le risponderei: “Una volta tanto, sta’ zitta, e divertiti.”
Se fossi un supereroe, aiuterei i bidelli a pulire, quando finiscono le lezioni.
“Non siamo i vostri schiavi!”, dicono sempre.
Se fossi un supereroe, passerei il mocho in tutte le classi, nel tempo di un minuto. Così loro sarebbero meno stanchi e magari li vedremmo sorridere.
Se fossi un supereroe, andrei nell’aula di informatica, prenderei tutti i computer antichi e li porterei in discarica con una mano sola.
Se fossi un supereroe, proverei persino a lavare la macchina grigia del prof di Sostegno.
Se fossi un supereroe, diventerei verde e strapperei le camicie.
Se fossi un supereroe, risolverei con i superpoteri la difficoltà di questo tema, facendomelo scrivere da un piccione magico.
Io li avevo sul serio, i superpoteri, lo giuro! Riuscivo a riordinare la cameretta senza protestare, ero capace di portare il cane a fare la cacca alle undici di sera, mi lavavo la faccia e le ascelle per venire a scuola non sudato, con le scarpe profumate, i capelli in ordine, la faccia pulita.
Ero capace, con i superpoteri, di scavalcare papà che dormiva davanti alla porta, alle sette e quaranta del mattino.
Li avevo, i superpoteri, sì, ma oggi, proprio oggi che devo fare il compito in classe di Italiano, li ho persi e non riesco a concentrarmi. Oggi non faccio che guardare la terza fila di destra, dov’è seduta Marta.
Non mi piace nemmeno particolarmente, Marta, ha il naso da fattucchiera, ma il sole così forte si riflette nei suoi capelli e i riflessi mi incantano.
Vorrei avvicinarmi a lei e dirle: “Perché siamo qui? Andiamo a fare una passeggiata. Non vedi quanta luce e quanti fiori sugli alberi?”
Forse protesterebbe. Non si è mai assentata nemmeno durante le verifiche di Francese, figurarsi il tema di Italiano.
Allora vorrei solo un superpotere: il potere di ipnotizzarli, Marta e il naso, per costringerli a venire con me al parco. Prenderemmo un gelato e staremmo ore a spingerci sull’altalena. Passeggeremmo mano nella mano lungo il laghetto artificiale, senza dire una parola e senza guardarci mai negli occhi.
Dopo il parco, a casa troverei papà che dorme sul divano o sul tappeto, con la pancia gonfia e le birre vuote.
Mi toccherebbe tornare a essere un supereroe: correre velocissimo per prendere le birre in frigo e andarle a buttare nella pattumiera condominiale prima che se ne accorga. Acquisire la superforza per sbriciolargli il divano sotto il sedere. Fermare il tempo, diventare invisibile e dormire dieci giorni di fila.
Allora, forse, almeno per un po’, potrei dimenticare l’angoscia e stare bene.