Se il PD non si vuole suicidare

Crediamo davvero che il reggente Martina abbia ruolo, autorevolezza e rappresentatività politica nonché lungimiranza per poter condurre il Pd lungo uno dei tornanti più difficili della sua storia? Magari dopo una conta in Direzione per vedere chi supera l’asticella dei 105 voti.
Mettiamo da parte gli insulti (che pure ci sono stati e pesano). Qui si tratta di avviare una trattativa difficile per la costituzione del Governo del Paese con chi, nel corso di una lunga e difficile campagna elettorale, ha sempre rifiutato sdegnosamente ogni confronto quale segno tangibile di delegittimazione dell’avversario e di discontinuità con quanto fatto dai governi della passata legislatura. Un compito davvero immane!
Se il PD non si vuole suicidare può fare soltanto questo: convocare subito la Direzione (perché aspettare che passino i ponti?) e in quella sede respingere all’unanimità le dimissioni di Matteo Renzi (chi disdegna l’unanimità può sempre accomodarsi fuori). Alla ‘trattativa’ con il M5S andrebbe una delegazione guidata dal segretario del PD impegnata a tener fermi i punti qualificanti del programma, a tutelare valori fondativi del partito e a valorizzare l’azione degli ultimi due governi.
Una prospettiva del genere dovrebbe far piacere anche al Colle; a meno che da quelle parti non si punti ad avere un PD ancor più frastornato, frantumato e arrendevole.
Buon lavoro

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