Il mondo lo conoscevamo per frammenti di un intero che si sarebbe ricomposto certamente. L’erbario, con le sue foglie conquistate nelle passeggiate tra monti e valli, la raccolta estiva di conchiglie, corroborata da piccole ampolle di sabbia, per lo più indistinguibile, presa qua e là (per me tra Vico Equense e Sorrento) e tutta la vita, finché l’abbiamo ritenuta valorosa e valida. Poi è iniziata l’era dei frammenti veri, quelli senza redenzione in un intero, senza atlante. Eccola, atlante è la parola che mi manca, la mappa e chi la sorregge, la minuscola e la maiuscola, forse divina.
molto bella!
Grazie!
Pensieri profondi che frullano e che, dall’infanzia gioiosa e piena di promesse, giungono alla maturità piena, forse oltre, dove i frammenti non diventano quasi mai puzzle composti…
Forse questa precarietà, questa insicurezza perenne, questo cercare di continuo coordinate, latitudini e longitudini interiori ed oltre, costituiscono il vero fascino della vita…
È colpa tua, Valeria, se con i tuoi scritti così stimolanti apri di continuo mondi e orizzonti!
Grazie per le tue parole e per la tua attenzione