Amo’, mi hai stirato il camice? Come quale, quello bianco, che oggi vado dai vecchietti. Eh? No, il cane non lo porto. Sì, me l’hanno chiesto, vogliono vederlo tutti, ma è ancora presto. Poi ho visto che c’è anche un cuoco cinese… Sì, sì, un giorno lo porto. No, tu non puoi. Ma cara, non è mica la gita delle pentole, è una specie di carcere, solo che è un ospizio. E in carcere ci sono loro, mica io. No, non so cosa mi fanno fare oggi. In cucina? Mi mandano in cucina? Non sono mica un cane. Ma dai, scherzavo, per chi mi prendi, per coso, per… come si chiama quello là, Beppe Grullo? Ah, non cucina, tua cugina. Ha visto anche lei le foto della Vero? Che tristezza. Come si fa a invecchiare così male? Fosse ancora con me… ma no, cosa dici, non vorrei che fosse ancora con me, era un discorso così, in astratto. Lo sai che ti amo. Senti, i capelli vanno bene o devo metterci ancora un po’ di tinta? E la faccia? Non stacca troppo con il collo? La cipria è della tinta giusta per il bianco del camice? E se mettessi un po’ di mascara? Secondo te faccio ridere di più se racconto la barzelletta sugli ebrei o quella sui vecchietti con l’Alzheimer? Nessuna delle due? Va beh, dai, racconterò ancora quella del bunga-bunga. Ciao, Fra’, ci vediamo stasera.
Immagine tratta dal film Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue, di Luciano Salce, 1969