Sfida all’ultima bottarga

Da quanto tempo è lì la spiaggia?
Da molto, da sempre.
Bello però, sdraiati al sole la mattina, un sole caldo ma non ancora bruciante, scalda ma non brucia, quello che ripaga dei mesi invernali.
Lei si scioscia con la gonna.
«Ehi… fa caldo».
Silenzio
Lui:
«Sì, fa caldo, molto caldo».
Passano minuti.
«Hai fame?».
Silenzio.
«Tanticchia…».
La gonna di lei sale fino all’inguine, le maglie volano e vengono appallottolate sotto la testa. Si chiudono gli occhi e si abbandona il libro sulla sabbia.
Lui: «Si fa una pasta?»
Silenzio.
Lei: «Essì, magari una pasta (pausa), e come la facciamo?».
Lui: «(silenzio). Spaghetti, anzi, vermicelli alla bottarga, che dici, ma li sai fare bene?». Provoca, è chiaro. Lei si alza lentamente, la gonna torna al suo posto. La mano sul fianco, gli occhi socchiusi.
«Stai scherzando? Tu stai scherzando, vero? Ecché sono domande? A mia chiedi?».
Lui: «Ce lo metti il limone, spero. Non trattato. Scorza grattata. E non voglio sentir parlare di burro, sia chiaro. E se non usi bottarga di Favignana non se ne parla, ciaooo, addio!».
Lei, come una furia: «Mi parli di limoni, santo cielo, a me! Pfui! E la bottarga, ragazzobbello, la faccio io a casa da antica tradizione macedone e turca, uova intere, di cefali appena pescati, pulite senza coltello, asciugata al vento e non al sole, usando sale integrale, e MAI incerata. Giovane, a mia parli di bottarga?».
Lui si inalbera, è pronto al duello, l’arma è già in pugno:
«Aaarrghhhhhh usi la bottarga di muletto! Si vede che non sei sicula. Per un siculo doc l’unica bottarga è quella di tonno. La chiamiamo, infatti, uova di tonno, per sottolineare il fatto che le altre sono farlocche, compresa la tua macedone, turca (ma anche i toscani praticano questa barbara usanza), bottarga di muletto…. e i sardi anche. Bah!». Storce la bocca.

Lei estrae l’arma a sua volta, non si tira indietro:
«E allora ti tocca di provare la mia bottarga farlocca! Ti aspetto al varco caro il mio scettico, e che mezzogiorno di fuoco sia».
Gli animi si scaldano, la tensione sale. Lui spara:
«E come ce la metti poi sulla pasta? Mica si fa la grattatina del turista!».
Lei schiva il colpo e risponde:
«Ehhh, ma per chi mi hai preso? Modera i termini! Si divide, una parte sfuma nel vino bianco secco, una parte la metterai sciolta in un poco d’acqua di cottura! E l’olio viene profumato con l’aglio schiacciato che poi togli. Solo alla fine, mescolando il tutto aggiungi il prezzemolo tritato fine fine!».
Lui si ammorbidisce, ripone l’arma nel fodero.
«Effettivamente… Va bene, accetto la sfida, marrana! Mi sottoporrò al sacrificio, ma solo a fini scientifici, per acclamare definitivamente la incontestabile superiorità ri l’ova salati d’a tunnina. Vorrà dire che se è buona ti porto la ficazza di tonno, se sai cos’è».
Lei, improvvisamente molle come un budino: «E certo che lo so».
Fa una breve pausa, poi prosegue:
«Il salame di tonno, non la chiamano anche così? A volte è buonissima e a volte no, io non la saccio fare».
Lui non trattiene, come invece vorrebbe, un sorriso divertito; si alza, l’aria è compiaciuta, i movimenti lenti.
«Non importa, dai. Fa davvero caldo, è ora, si va. A proposito, dobbiamo scegliere il vino, che vino metteresti?».
È pronta una nuova sfida.

 

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