Perché Vasco Rossi? Ma è chiaro, perché è un genio.
Il destino, beffardo e canagliesco, ha voluto che ieri si officiassero in contemporanea due riti: il raduno romano per pochi intimi a piazza S.S. Apostoli (non chiamatela Santissimi, please) stretti a Bersani e Pisapia sotto il benevolo occhio di D’Alema, e l’oceanica platea di Modena, raccolta intorno al guru di sempre, Vasco Rossi.
Si può partire dal confronto tra questi due eventi per cercare di raccapezzare qualcosa sull’Italia di oggi? Si può.
E’ vero, qualcosa in comune le due adunate ce l’avevano: la voglia di rivivere i tempi andati, belli e mitici per definizione. Ma andiamoci piano. E cerchiamo di capire perché a Modena erano in 220.000 e a Roma tra 600 (Questura) e 2000 (turisti compresi).
Intanto c’è da dire che la torma di Modena era composta da paganti, per un incasso record di oltre 12 milioni di euretti. E oggi la gente, si sa, spende oculatamente i suoi soldi. Mentre un salto vicino piazza Venezia, a dare un’occhiata gratis, è anche un diversivo piacevole e ci può uscire pure una bella puntata di Teledurruti, la tv davvero privata dello scrittore Fulvio Abbate.
Ma il punto non è questo. Ho scritto in apertura che Vasco Rossi è un genio, e ora mi corre l’obbligo di motivarlo. E’ una questione di linguaggio. Il rocker di Zocca ha inventato trent’anni fa Facebook e Twitter. Le frasi un po’ sgangherate e disarticolate dei suoi testi sono immagini folgoranti, espresse in meno di 140 battute. Amore, disorientamento, sesso, angoscia, disincanto. Tutto nella lingua del terzo millennio, raffazzonata ma tagliente come una lama forgiata in un mix di inconsapevolezza e precisione chirurgica. La lingua degli ex giovani diventati grandi obtorto collo, generazione di sconvolti che continua a non avere santi né eroi e tira avanti a fatica, come Sally, mentre gli altri corrono a casa davanti alle televisioni.
O a piazza SS. Apostoli, dove si parla la lingua ottocentesca delle buone cose di pessimo gusto. All’unisono, va detto, i due popoli possono a buon diritto gridare al vento uno slogan: Siamo solo noi!
Pierluigi Bersani. Nostalgia Vasco Rossi