Soffia vento, soffia ancora
soffia come non hai mai fatto prima
soffia adesso, nei giorni stretti di pianura
dove il mare è una parola detta a bassa voce
perchè il mare fa paura. Soffia vento, soffia via
la sorte amara, soffia sulla testa di chi ha perso i suoi capelli
il futuro, il primo amore, soffia forte sui ricordi perchè temono
le piogge, la morte solitaria, gli abbandoni.
Noi qui siamo stati contadini, poi soldati e qualcuno da servire
poco importano le insegne, la mitria, la corona, il pastorale.
Soffia controvento avverso la stanchezza, a tutta forza contro
la fatica, la minaccia di tacere, il non sapere come fare.
Soffia via l’avvilimento che ci abbruttisce come bestie
soffia forte contro la paura di non potere dire ‘ancora’
di non credere più a niente, di avere smesso di sperare.
Bello il vento quasi innaturale per noi gente di pianura
ci ricordi che la terra è cosa antica, nostra sorella nella vita
nella morte, nella carne molle e dura, nella preghiera timorata
del dolore, rispettosa della pioggia, della neve
delle nubi dentro a un cielo che ci illude, che imploriamo.
Soffia vento, soffia come solo tu sai fare, con la forza disperata
che sola a te appartiene quando insisti e ti innamori delle cose
solitarie, più appartate, confinate nelle nostre strette vite
poca cosa, niente quasi e al cui coraggio ti sorprendi
ti commuovi. Ma come tutti i grandi amori, ci accarezzi
poi scompari, passi oltre
sei lontano.