Sono ischitano e pratico il reato di abusivismo.
Faccio abuso di mare, dei tramonti a Forio, dell’acqua di Nitrodi che è il mio condono naturale. Faccio abuso del monte Epomeo dalla cui cima si guarda Napoli, il Vesuvio, le isole del Golfo, il basso Lazio, gli Appennini, e in alcuni momenti quando l’aria è pulita vedi anche New York.
Faccio abuso dei sentieri di Merecoppe affacciati tra la montagna e il mare. Faccio abuso, soprattutto, del coniglio la domenica, e anche il lunedì che con il sugo azzeccato è più buono. Sono ischitano e faccio abuso del pane di Boccia, del caffè di Cocò, della zingara della Virgola, del gelato di Luciano. Faccio abuso di scalini per arrivare a Sorgeto, di passi per scendere a Sant’Angelo che dicono sia la “piccola Capri” ma non è uguale a nessuna altra parte del mondo.
Sono ischitano e faccio abuso di fotografie, perché mi basta un’immagine del Castello Aragonese per riportarmi a casa in qualunque parte del mondo mi trovi. Faccio abuso delle torri di Forio, della bellezza incomparabile dei parchi botanici, di vino e parracine, di pietre molari, di pilastri, di acqua di Buceto, faccio abuso dell’aria fresca di Fontana, soprattutto quando è agosto, del lungomare tra Casamicciola e Lacco, del Fungo e del panorama dal Rarone.
Faccio abuso della mia storia millenaria, della gente che era già qui quando non esisteva Napoli, e Roma era un villaggio sul Palatino. Faccio abuso dei giardini termali, perché l’acqua calda l’abbiamo scoperta noi. Faccio abuso della Chiesa del Soccorso e della spiaggia dei Maronti, di linguine con le vongole e di Biancolella.
Sono ischitano e pratico il reato di abusivismo. Sono abusi di necessità, perché quest’isola tutta intera è necessaria alla mia esistenza, è la mia casa, e nessun terremoto, frana, alluvione o calamità può anche solo urtare la sua struggente bellezza.