Srebrenica. Luglio 1995

«È successo a luglio, era il 1995. Gli anni passati sono troppo pochi per ricordare. Srebrenica, qui significa Argentaria. Anche il nome è troppo vicino per ricordare. Eravamo andati là per sopravvivere, ci dissero che i caschi blu ci avrebbero protetto. Invece sono stati a guardare quanto tempo ci mette una città a morire. Quando è arrivato il dio del terrore, perché il generale che comandava i nostri carnefici si sentiva Dio, li abbiamo visti brindare e banchettare con loro. Il problema eravamo noi. Così quel giorno di luglio ci hanno diviso, uomini e donne. I nostri uomini, ragazzi e vecchi, non sono più tornati. E noi… In tante abbiamo ripetuto che sarebbe stato meglio morire. L’ho sentito mille volte, nelle grida lanciate per nessuno. Ma ci vuole tempo, a morire e a imparare. Così ora credete che la nostra sia stata una storia lontana, e non vedete che fu solo l’infinita disputa tra montanari e borghesia cittadina, tra l’ignoranza occhiuta, che sostituisce la Storia con improbabili mitologie, e il senso di umana giustizia; ancora l’eterno conflitto sociale che viene vestito di odio etnico razzista.

Ci vuole tempo a morire. Io ne ho avuto abbastanza. Voi fateveli bastare vent’anni, per ricordare».

L’11 luglio 1995 le truppe al comando del generale Ratko Mladić entrarono nell’enclave musulmana bosniaca di Srebrenica, posta sotto la protezione dei Caschi Blu del Battaglione UNPROFOR olandese “Dutchbat”. Il 13 luglio più di ottomila uomini tra i 12 e i 77 anni furono massacrati, quindi sepolti in fosse comuni. Le donne furono deportate, molte vennero violentate e uccise subito o nel disumano trasporto sui camion.

Il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja ha stabilito che quello di Srebrenica è stato il primo genocidio dopo la seconda guerra mondiale. I Caschi Blu olandesi ebbero dapprima un’onorificenza per la missione a Srebrenica, ma successivamente la giudice Larissa Elwin del Tribunale dell’Aja ha sancito la responsabilità complice delle truppe UNPROFOR olandesi nel massacro.

 

Bibliografia: Paolo Rumiz, Maschere per un massacro

Emir Suljagić, Cartolina dalla fossa 

Filmografia:
Jasmila Žbanić, “Il segreto di Esma”, controverso e parzialmente contestato da testimoni reduci “Risoluzione 819” di Giacomo Battiato. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto