ATTORNO A UN CARAVAGGIO [Cose d’Irlanda #7]

Michael Collins, l’eroe giovane e bello, che verrà ucciso nel 1922 durante la guerra civile tra Unionisti e Repubblicani durante la fallita rivolta degli indipendentisti nella Pasqua del 1916, una volta catturato rimane colpito dagli abusi e umiliazioni fatti da un capitano della polizia inglese nei confronti dei prigionieri irlandesi. Una volta diventato comandante dell’esercito irlandese mette il poliziotto, Percival Lea Wilson, nella lista delle persone da trovare ed uccidere. Una sera del 1920 Michael Collins è seduto con degli amici nel bar del Wicklow Hotel a Dublino e gli arriva la notizia «Well we finally got him!». La vendetta è consumata.

È il 1977 e un venticinquenne italiano di Parma, Sergio Benedetti, studioso dell’arte da poco laureato arriva a Dublino come uno dei primi restauratori della National Gallery. Ha lasciato l’Italia perché nei musei italiani non c’è posto per lui, se non trovando piccoli lavoretti mal pagati. Inizia una lunga carriera che lo porterà’ ad essere capo curatore del museo.

Nel centro di Dublino c’è una casa dei Gesuiti, nel 1992 il nuovo responsabile chiede alla National Gallery di restaurare alcuni quadri che possiede e che nei secoli sono stati donati loro per finanziare opere caritatevoli. Viene mandato Sergio Benedetti che subito si ferma davanti ad un quadro, una copia della Cattura di Cristo del Caravaggio. Una targa lo attribuisce a Gerard Van Honthorst, noto con lo pseudonimo di Gherardo delle Notti. Il quadro è in condizioni pessime e il direttore gli dice che da tempo aveva detto al precedente direttore che avrebbero potuto restaurarlo, ma la risposta che aveva avuto era stata «Vale più la cornice che il quadro».

È dall’ottocento che dell’originale della Cattura di Cristo  sono andate perse le tracce. In Sergio Benedetti si insinua un dubbio già dall’inizio quando nota che la targa sul quadro presenta degli errori, il nome del pittore è scritto in maniera errata ed è sbagliata la data di nascita. Inizia il restauro e, fatta sparire la sporcizia accumulata da secoli, il dubbio diventa emozione con la sensazione sempre più forte di aver ritrovato l’originale. In segreto, senza dirlo ai Gesuiti per paura che non gli dessero l’assenso, manda il quadro a Londra e le analisi scoprono che le pitture usate sono le stesse usate dal Caravaggio e che, analizzato ai raggi X, il quadro presenta i cosiddetti ripensamenti. Michelangelo Merisi infatti non usava dipingere preparando prima dei bozzetti, ma dipingeva direttamente con dei modelli. Così  spesso ricopriva quanto aveva dipinto prima. Il ripensamento, ovviamente, indica che ci si trova davanti all’originale e non alla copia.

Mancava un pezzo per arrivare alla certezza della straordinaria scoperta, come quel quadro fosse arrivato in Irlanda. Il caso vuole, ma questa storia è tutto un succedersi di casualità, che due dottorande dell’Università di Roma, Francesca Cappelletti e Laura Testa, stanno facendo uno studio proprio su quel quadro.Trovano un registro nell’archivio della famiglia fiorentina  Mattei, nel quale si cita l’acquisizione del Caravaggio poi scomparso. Lo venderanno nel 1802 a un ricco scozzese. Per ricavarci più denaro mettono una targa finta che lo attribuisce a Van Honthorst, ai tempi più famoso del Caravaggio.

Pian piano si ricostruisce la storia successiva. Attorno al 1920 la famiglia scozzese, in difficoltà economica, decide di vendere i suoi quadri. Vengono prima offerti alla Galleria Nazionale di Scozia che mostra poco interesse. La Cattura di Cristo finisce a Dublino, comprata da un antiquario per 9 sterline.

Si arriva alla fine della ricostruzione che fa sì che, grazie a una sequela di eventi senza i quali il quadro forse sarebbe ancora considerato perso, ora si trova esposto alla National Gallery di Dublino.

Il quadro ormai a Dublino, viene acquistato da una pediatra dublinese Mary Ryan, rimasta da poco vedova del marito. La scena sacra le da un po’ di conforto per il lutto subito, anni dopo lo donerà ai gesuiti. Si era sposata da pochi anni con un capitano della Polizia Britannica, Percival Lea Wilson, che era stato da poco ucciso dai soldati irlandesi per vendicarsi delle umiliazioni del 1916.

[Fulvio Rogantin]

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto