La fotografia è quella scattata da Lawrence Beitler. Rappresenta Thomas Shipp e Abram Smith, due giovani neri, impiccati a un albero, dopo essere stati linciati a Marion, Indiana, in seguito ad una falsa accusa di stupro, mentre una folla di bianchi assisteva compiaciuta alla macabra scena. L’insegnante è Abel Meerpol. Ebreo, comunista, adottò i figli dei Rosenberg giustiziati sulla sedia sedia elettrica per accuse di spionaggio a favore dell’URSS. Quando alla fine degli anni trenta si ritrovò tra le mani quella foto, scosso per la violenza dei suprematisti bianchi, decise di scrivere una poesia, “Bitter fruit” che pubblicò con lo pseudonimo di Lewis Allan (precauzione dovuta alle sue idee politiche) sulla rivista New York Teacher e sul giornale New Masses. In seguito, non avendo trovato nessun musicista disposto a farlo, la mise lui stesso in musica. Sua moglie iniziò a cantarla con il titolo “Strange Fruit”, durante le riunioni dei sindacati insegnanti. “Southern trees bear a strange fruit, blood on the leaves and blood at the root, black body swinging in the Southern breeze, strange fruit hanging from the poplar trees. (Gli alberi del sud danno uno strano frutto, sangue sulle foglie e sangue sulle radici, un corpo nero dondola nella brezza del sud, strano frutto appeso agli alberi di pioppo.)” Ben presto la canzone diventò popolare nei circoli degli attivisti di sinistra. Venne fatta ascoltare a Billie Holiday che la cantò per la prima volta al Café Society (primo locale a New York contro la segregazione razziale) e che poi incise nel 1939, non con la sua etichetta discografica, la Columbia Records che si rifiutò di produrla, ma con la Commodore Records, fondata nel 1938 da Milt Gabler, i cui nonni erano immigrati ebrei. Angela Davis, nota attivista per i diritti civili ha poi scritto: “I think that “Strange Fruit” is perhaps the most influential and most profound example, and a continuing site, of the intersection of music and radical social consciousness.” La rivista Time che nel 1939 bollò Strange Fruit come “propaganda in musica”, sessant’anni dopo la elesse “canzone del ventesimo secolo”. Nel ventunesimo secolo i problemi razziali, il suprematismo dei bianchi sono sempre all’ordine del giorno. Ancora si lotta, affinché Black Lives matter (le vite dei neri contino).
[R.Calvino]
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