Strategie primitive

Penso fosse alba da poco, luce fioca, niente rumori.
La litigata furibonda della sera prima faceva sì ce ne stessimo negli angoli opposti del letto.
La litigata…
Le ragioni eran quasi tutte dalla mia e le sue due talmente vacillanti che portarle dalla mia parte sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Cioè: un gioco da ragazze.
Il suo respiro era lieve e regolare… strano… ne dedussi fosse sveglio e intento ad escogitare una strategia di riconciliazione.
In quel silenzio immaginavo vortici di intenzioni.
Pensandolo ingarbugliato e incapace di uscire dai suoi maldestri pensieri, con amorevole condiscendenza mi proposi di toglierlo dall’impaccio avvicinando, nella studiata casualità di un movimento, il mio piede al suo.
Lui immobile.
Che tenero, pensai commossa, si sente così mortificato che non reagisce.
Mi girai in un’assonnata simulazione e avvicinai il resto del corpo e la mia mano, tirando la coperta, rimase lì, a sfiorare la sua spalla.
Lui immobile.
Tesoro…che pena dev’essere per lui così incapace di esprimersi, questo momento…
Sorridevo pensandoci testardi nel silenzio del letto, nel proporre la prima mossa liberatoria.
Al diavolo l’orgoglio, la faccio io!
Lo abbraccio.
Lui immobile, dorme.
Un’ora di studiate strategie di seduzione e lui dormiva beato!
Le ragioni della litigata tornano più bellicose, furiose
Ed è nel momento preciso dello sgretolamento delle mie migliori intenzioni, che il beota gira verso di me una faccia destrutturata da scomposizione cubista
e sbadigliando propone la sua diretta, primitiva, inequivocabile soluzione di pace maschile.
Poco, pochissimo, troppo poco tempo fa quella stessa mano che impugna l’Iphone, brandiva una clava.
Troppo poco.

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