E’ passata una settimana dalle elezioni Usa che hanno sancito la vittoria di Trump, ampiamente prevista dal sottoscritto come da chiunque abbia un minimo di polso della società occidentale in cui viviamo o, meglio sarebbe dire, sopravviviamo.
Diciamocelo: tra guerre a rischio incenerimento totale, cambiamenti climatici (per chi ci crede eh, per gli altri: d’inverno piove e d’estate fa caldo) disuguaglianze tra ricchissimi e poverissimi ormai a livelli da racconto distopico, un po’ tutti (esclusi forse i ricchissimi di cui sopra) ci svegliamo ogni mattina con un tantino di ansia, guardando le notizie per capire se qualcuno ha deciso di farci sentire protagonisti di uno dei tanti film post apocalittici, sempre che si sopravviva per poter ricoprire quel ruolo.
In questo clima di ansia diffusa chi volevate vincesse, in Usa come altrove, se non la famosa destra che ci rassicura, individuando con precisione i “cattivi” la cui sconfitta, come nelle fiabe, determinerà il lieto fine, e proponendoci anche soluzioni facili ed immediate per ogni nostro piccolo e grande problema quotidiano. Il tutto senza il minimo impegno, come recitavano le televendite di un tempo, consegna a casa vostra e pagamento in comode rate senza interessi. A fare da televenditore, pardon, leader, una figura rassicurante, forte e sostenuta da tutta la sua parte politica. Comprensibilmente, in tempi simili, la gente ha scelto l’uovo oggi (va capisci poi di quale animale, dettagli…).
Chiamasi democrazia, amici miei: il popolo è sovrano, nel caso specifico anche sovranista, e colpiscono i commenti denigratori dei democratici, italiani compresi, verso chi ha scelto Trump: americani razzisti, zotici e ignoranti. Lettura un po’ superficiale, almeno per me: per carità, nel mucchio ci saranno anche quelli, ma sostanzialmente ha votato gente che cercava rassicurazioni o, se volete, non ha votato chi non si è sentito ascoltato dalla propria parte politica, troppo restìa nell’ammettere che la sinistra usa linguaggi, metodi e figure considerate dai cittadini lontane dalla realtà. Un po’ come per fu per Berlusconi, miliardario e proprietario di emittenti televisive e squadre di calcio, che riuscì a creare più empatia con gli italiani rispetto agli esponenti di sinistra che, almeno all’epoca, ancora vivevano tra fabbriche e piazze. Dopo trent’anni siamo punto e a capo: la destra è portavoce del popolo, la sinistra delle élite salottiere. La ragione è tanto semplice quanto invisibile agli occhi dei dem, ormai persi in un perenne diniego freudiano: viviamo una socialcrazia, che ha le sue regole, i suoi tempi e strumenti precisi di comunicazione in grado di creare tante possibili verità da credere prima che da capire, e a prevalere è quella che viene meglio raccontata.
Fatto sta che, come ha detto il sempre rassicurante Putin, con Trump nascerà un nuovo ordine mondiale, resta da capire se in senso orizzontale o, più verosimilmente, verticale: un nuovo feudalesimo in cui chi ha l’atomica, il petrolio o le terre rare si dividerà il resto del mondo. Fantascienza? Basti pensare che Musk, vero motore della campagna trumpiana, tra un cannone e l’altro attacca la magistratura italiana con la stessa leggerezza e serenità con cui si critica una squadra di calcio, con tanto di plauso della destra nostrana, ormai sottomessa alla socia crazia e inebriata dalla vittoria di Trump un po’ come i marinai con il canto delle sirene. E con lo stesso esito, temo.
E a proposito di cannoni: in attesa della tanto auspicata “pace trumpiana” i due contendenti del conflitto ucraino stanno dando più fuoco alle polveri, cercando di arraffare o di salvare quanto più territorio possibile non avendo idea di come pensa di risolvere la situazione il presidente eletto. Alla faccia delle rassicurazioni.
Ma infatti la sinistra continua a presentarsi con quell’atteggiamento da professore radical chic, che magari ha anche ragione, ma se non si comunica alla pancia delle persone e non si ha un programma chiaro, le destre vinceranno sempre. È necessario un cambiamento, un ricambio vero, che parli direttamente al cuore della gente.
Caro Davide, la critica sul PD è leitmotive di chi della “sinistra” ha “masticato” poco. Il problema della sinistra è di due fattori tra loro correlati: il primo è riferito alla estrema libertà d’opinione che viene lasciata agli iscritti ed anche solo simpatizzanti. Questo porta che erroneamente si arriva a definire certe “coerenze” come “fazioni o correnti”, da qui l’incomprensione di alcuni “cittadini” di essere indecisi su cosa il PD voglia raggiungere come forza politica in termini di obiettivi. Questo fattore è ampiamente causato da un secondo fattore che è il tallone di Achille del PD: la incapacità di comunicare correttamente il proprio programma politico attraverso strumenti moderni è di facile percezione. Questi due fattori sono generati soprattutto dalla “estinzione dei circoli/sezioni di Partito” è dalla scarsa competenza ed esperienza di molti funzionare o dirigenti. La Schlein tutto questo lo sa ma ci vuole tempo per riparare le cose che non vanno.