La mia dirimpettaia testimonia. pro o contro un certo Geova, non so. so che le piace da matti suonare i campanelli. non si scoraggia, non si perde un sabato. sa benissimo che il mio mattino è la sua notte, ma da tre anni fedele come un labrador si presenta al mio cancello. e suona.
la prima volta pensai ad un cortese gesto di benvenuto da vicina e, me sciagurata, risposi.
lei vuole salvarsi? mi domandò. pensai: ho dato fuoco alla casa, ecco lo sapevo che dovevamo rifare il tetto prima di pensare al giardino, è esplosa la fossa biologica, siamo stati invasi dalle cavallette. presa in contropiede sbagliai la risposta. chiesi: da cosa, buona donna? (non si sa mai, poteva essere un concorso a premi, una formula pubblicitaria porta a porta). non solo non vinsi un bel niente, ma pago da allora tutte le settimane. lettere e opuscoli minacciosi invadono la mia cassetta della posta, citofonate selvagge mi svegliano di soprassalto ricordandomi la mia inderogabile dipartita. inutile dire che ho provato a scoraggiarla con ogni sorta di scuse, di atteggiamenti, di invenzioni al limite del paradossale. niente da fare, il testimone non lo vuole passare. forse non è fatta per il gioco di squadra.