THE HOLDOVERS – LEZIONI DI VITA

New England, anno 1970, un college tutto al maschile immerso nella neve. Le feste natalizie si stanno avvicinando e le aule si svuotano: tutti. o quasi, tornano in famiglia. Un piccolo gruppo di studenti, due poco più che bambini e quattro adolescenti, restano chiusi dentro sotto la stretta sorveglianza del professore di storia antica Paul Hunham. Se per il prof è una punizione – troppo severo, a detta del preside, verso il figlio di un augusto e potente genitore – per i poveri ragazzi sfigati rimasti in sua balia, è ancora peggio. Paul, di mezz’età, dedito all’alcol, mezzo guercio (così lo chiamano), piccolo, goffo e scorbutico odia i figli di papà cui deve insegnare una materia che per lui è tutta la vita, per loro una palla infinita. Li apostrofa entrando in classe con epiteti feroci, distribuisce compiti impossibili e per di più, soprattutto verso fine giornata, la sua persona emana un afrore tremendo (dovuto alla bromidrosi) che lo rende decisamente insopportabile. Tutto è pesante in quelle aule deserte, col prof che detta la rigida agenda della giornata, i “rimasti” litigano tra loro, sparano improperi e maledicono la cattiva sorte. Per miracolo la maggior parte di loro riesce a fuggire con il beneplacito dei genitori e dell’istituto verso una località sciistica, tranne Angus, uno spilungone introverso e acido verso se stesso e verso gli altri. Il calendario scadenza i giorni che mancano a Natale e l’atmosfera tra le mura del college si fa sempre più asfittica. Paul, Angus e la rotonda capocuoca (uguale a Mami di Via col Vento) rimasta anche lei consegnata in cucina a preparare magri pasti e a fumare sigarette (il figlio le è appena morto in Vietnam), formano un trio che mette tristezza.
Con un sottofondo di canzoni che riportano a quei tempi ruggenti, “The Holdovers” è un film all’antica, senza effetti speciali o particolari trovate ma, come recita il sottotitolo, è una lezione di vita per i tre protagonisti. Un film di formazione, un Bildungsroman in cui, standosi loro malgrado vicino e condividendo le emozioni, riescono finalmente a liberarsi delle loro paranoie, a colmare le perdite, a ridurre le distanze tra sé e il mondo, gridando e sputando fuori (letteralmente) il loro disgusto contro i razzismi, le guerre, le sopraffazioni.
Il regista è lo statunitense Alexander Payne, il prof è l’immenso Paul Giamatti, il giovane attore emergente Dominic Sessa interpreta Angus e Da’ Vine è travolgente nella parte della Capocuoca.
Dopo aver vinto Bafta e National Board, “The Holdhovers” è candidato a 4 Oscar.

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