“Ti rubo la vita” è un titolo potente, una affermazione che lascia a bocca aperta. Come interpretarlo? Come può una persona “rubare” la vita a qualcuno? Si può uccidere forse, ma diventare qualcun altro è davvero possibile? Ci si può sovrapporre come un ricalco sulla esistenza e l’identità di un altro? Sicuramente se questo avviene le reazioni nel tempo sono come una cascata, prima un rivolo d’acqua tra le pietre che poi gonfia fino a diventare un torrente inarrestabile. E così è questo romanzo, spumeggiante, sorprendente sin dalle prime pagine che si aprono con un cazzotto nello stomaco.
A Giaffa nel 1936 una famiglia di ebrei composta da un abile commerciante, sua moglie e la sua bambina, viene massacrata nella notte. Il loro vicino di casa un turco, musulmano e pacifico ma irrisolto e ambizioso, è sconvolto. Ma questa è anche una opportunità irrinunciabile: perchè non assumere l’identità del commerciante e impossessarsi dei suoi successi? I dettagli dei nomi, delle età e della fisionomie sono facilmente superabili e se la motivazione è forte non si bada al rischio. In questa trasformazione Ibrahim, divenuto Avrahàm coinvolge la moglie, il cui nome Miriam è uguale a quello della povera ebrea, e la piccola, costringendole a fuggire con lui per iniziare una nuova vita.
Sarà un percorso di trasformazione radicale, bisogna lasciare il paese, ritornare in Turchia e affrontare molti pericoli per poi essere definitivamente un ebreo. Un ebreo nel clima degli anni 30. Non vogliamo raccontare di più, perchè un tratto fondamentale di questo romanzo è proprio l’aspetto avventuroso, l’intrecciarsi di destini e vicende nell’arco di circa sessant’anni in una corsa mozzafiato, che passa dal Medio Oriente e dalla Turchia, si ferma a lungo in Svizzera, passa negli Stati Uniti, ritorna in Italia per concludersi dove tutto era iniziato: in Israele.
Tuttavia se l’avventura e le peripezie dei personaggi accalappiano il lettore per non mollarlo fino alla fine rivelando la grande capacità di Cinzia Leone nel tenere alta la tensione, ancora di più lo fa il tema di fondo: in cosa consiste la nostra identità? Forse nel riconoscersi in una tradizione religiosa, in una cultura familiare consolidata? O è solo una casualità e poi sta a noi definirne i confini e le sfaccettature? Quanto è rassicurante il senso di appartenenza? Cosa succede se viene a mancare?
Nel romanzo ci sono tre figure femminili molto intense. Non sono donne necessariamente vincenti o meglio, non tutte combattono con le stesse armi. Anche il rifiuto di un destino non scelto, ma subìto, può richiedere una grande forza, una forza persino fatale e le conseguenze saranno gravi per lungo tempo.
Miriam, Giuditta e Esther tra il 1936 e il 1992 affrontano la loro vita partendo dalla prima grande difficoltà, quella di accettare o meno chi sono, scovando il senso di appartenenza. Donne ebree, ebree a metà, false ebree. Vivono in epoche diverse, affrontano ostacoli diversi: se Miriam e Giuditta scavalcano montagne e si misurano anche con la paura e l’angoscia, con esiti opposti, Esther è quella che forse meno ci emoziona, in un contesto vicino a noi. Eppure proprio a lei succederà qualcosa di inaudito, una trovata dell’autrice davvero originale per tirare le fila del lungo peregrinare dei suoi personaggi in cerca di identità. C’è una risposta? Ce ne sono diverse forse.
Conoscevamo la Cinzia Leone di Cellophane, il suo precedente romanzo giallo del 2013 e la Cinzia Leone disegnatrice, ma non sospettavano queste doti di poderosa narratrice che sa unire l’avventura, l’epica e la riflessione profonda, riportandoci a una tradizione più americana che nostrana. Un respiro che va oltre i confini della storia familiare, trascinandoci in una epopea dove non hanno posto luoghi comuni o stereotipi stantii.
Una lettura davvero indimenticabile.
Ti rubo la vita, romanzo di Cinzia Leone, Mondadori 2019, pag. 615. Disponibile in e-book,