È morta la nonna. Proprio lei che non si è mai data per vinta, lei che ha retto come una regina incoronata le sorti della nostra disgraziata famiglia: ecco perché non ci posso credere.
Ha fatto tutto con il solito charme. L’abito fucsia, la rosa di seta appuntata alla scollatura, un velo di trucco, i capelli con il bel taglio alla moda, i collant chiari e le Chanel blu.
Ha ingurgitato le pastiglie del nonno, avanzate dal cancro al fegato. Ora capisco perché sorvolava se le dicevo di rendere i farmaci al medico, che avrebbe saputo cosa farne. Aveva già deciso.
Ha stabilito lei quando. Ieri, alle 22 e 22. Ha bloccato l’orologio digitale. Io lo so perché. Credeva nel significato delle ore doppie . Diceva che il suo senso è abbandonare per creare.
Io sono rimasta e mi sono incaricata delle pratiche. Tu, Laura, te ne sei andata e non è un rimprovero. Non avresti potuto sopravvivere qui, dopo quello che ti è successo. Dopo l’incidente non potevamo più essere gli stessi e tu più di tutti: la nonna ha fatto in modo di mettere in mezzo tanti chilometri, tanto silenzio. Oggi, il giorno del funerale, c’è un sole meraviglioso e caldo e un cielo limpido senza nuvole, un sovraccarico di malinconia. Ci sono tante di quelle cose da mettere a posto, che non so da dove iniziare; carte, burocrazia, eredità, successione. Lo sai, vero, che ci sarà bisogno della tua presenza? Dovrai tornare.
Vado in camera della nonna, mi slancio sui cassetti e l’armadio, lascio tutto spalancato. Forse il suo spirito aleggerà e mi darà consigli su come venire a capo della vita, noi due sole. Sedersi sul letto e singhiozzare è tutt’uno, penso solo a lei, se n’è andata così, abbandonandomi, abbandonandoci. Sono tanto arrabbiata che le urlerei: accidenti, brutta stronza, mi hai mollata, vigliacca, e io devo affrontare il nostro dolore; sì, nostro.
Tu, Laura, non sei stata l’unica a doverselo accollare. La mamma si è rifugiata nella sua perpetua adolescenza, sempre a inseguire una bellezza effimera, a fare la vittima, lei povera creatura incolpevole. Nessuno di noi è incolpevole, perché nessuno si è accorto di niente. La vita sembra semplice. Ci si alza, si compiono riti sociali, si sbrigano incombenze e si va a dormire.
Viaggiamo a fari spenti, come diceva il Prof.
Sei obbligata a tornare, la nonna lo sapeva. Affronterai il drago, lo affronteremo insieme.
Prenderò il coraggio dalla nonna. Ha duellato con il drago e con tutti i suoi sodali. Con gran caparbietà ha distrutto la rete di quei maledetti aguzzini d’innocenti. Con la caparbietà e con il Prof, naturalmente, l’unico che l’abbia seguita nella sua decisione di ribaltare nomi importanti e destini dorati. Ti ha spinta lontano da lei e da tutti, per salvarti, ma ora torna, Laura. La nonna ci ha donato la sua forza e la sua vita come dimostrazione di volontà. Resteremo tu ed io. Sono sicura che la nonna sapeva che possiamo farcela. Loro sono finiti, noi ancora no.
Che grande nonna! Le tue parole mi hanno commossa