«Gennà, che aspettano ad attaccare?»
«Alfrè, forse aspettano che attacchiamo noi!»
«Mah! Gennà i crucchi so’ crucchi, non fanno strategie».
«Alfrè i crucchi so’ come noi. Stanno dentro una trincea che puzza di piedi e di paura e si fanno domande e si danno risposte inutili. Proprio come noi due. Intanto aspettano di morire o salvarsi che qui, oggi, sotto questa pioggia gelata, è la stessa cosa. Tanto a decidere non siamo noi e nemmeno i crucchi della trincea di fronte. È stato così, è così, sarà così, anche tra cent’anni».
«No, Gennà! Tra cent’anni non ci saranno guerre. Non ci saranno stati, religioni, papi e re. Dopo una guerra come questa, gli uomini dovranno per forza capire che non si può più essere sacrificati sull’altare di meschini nazionalismi o ideologie sanguinarie».
«Se lo dici tu, Alfrè. Intanto noi stiamo qua e neppure possiamo scappare perché o ci sparano i crucchi o ci fa fucilare la corte marziale. Come diceva un papa, non possiamo, non dobbiamo, pur se vogliamo».
«Gennà, volere è potere!»
Detto ciò, il fante scelto Alfredo Rampelli di Montefiascone poggiò il suo fucile, si tolse l’elmetto, scavalcò la trincea e, sventolando un fazzoletto bianco, si avviò verso gli austriaci, i quali restarono immobili, i fucili puntati su quel pazzo e il dito medio sul grilletto.
Il tenente Ilario Boschetti era interdetto dinanzi a una situazione per lui inconcepibile, ma infine decise che non c’era altra scelta. «Caporale Russo, le ordino di sparare al fante Rampelli».
Gennaro Russo di Portici era uno dei migliori fucilieri del regno. Raramente sbagliava un colpo, anche se il bersaglio era lontano quasi duecento metri.
Stavolta decise di sbagliare.
Mirò alle gambe del suo amico.
Mezzo secondo impiega un proiettile per fare duecento metri. In mezzo secondo può accadere di tutto. Ad esempio, nel mezzo secondo dal momento dello sparo, il fante Rampelli di Montefiascone inciampò e cadde. Sicché il proiettile, diretto alla rotula sinistra, andò a infilarsi nella nuca per poi sbocciare come una rosa rossa sulla fronte di Alfredo.
Silenzio. Incredulità. Altre domande inutili come le risposte.
Poi di nuovo spari senza altro scopo che quello di coprire un silenzio un po’ troppo lungo.