Niente, ti rispondo
ma il niente esiste invece
mi si è allargato dentro
ha circondato il cuore.
C’è qualcosa
qui, che mostra i denti
rode la colonna vertebrale
dove i pensieri sono animali della terra
e vivono randagi prima che noi
li conosciamo.
Arriva sino al mare tanto scorre grande
forse gli riesce anche andare oltre
e a me che ho vissuto la pianura
il cielo basso sopra l’orizzonte
questa cosa fa paura, mi mette
soggezione.
Niente.
E invece non è vero
non è vero che ho smesso
di sperare, di mordermi le unghie
di guardare il mio riflesso
sapendo bene che non c’è nessuno
ad aspettarmi
ad invecchiare.
Nessuno, e ci ho tenuto tanto
– è stato il punto fermo di tutta un’esistenza
ho mai voluto che prendesse questo posto
che si offrisse volontario.
Non ho voluto che nessuno sanguinasse
più del necessario.
Così, in silenzio, ho fatto finta
che non passasse il tempo
che tutto quasi andasse bene
che niente fosse perentorio.
Fingevo di aver perso la memoria
di non dovere dirti addio
di rimandare la partenza
tacendo la paura della sera
di non riuscire a rivederti
della luce sempre così incerta
sino all’alba.
Alzo gli occhi, ti sembrerà che eviti
il tuo sguardo. Invece luce sei
dell’autunno
e di ogni sua illusione.
Fingo di osservare l’orizzonte
sulla collina in lontananza c’è una croce
legno e ferro, fredde corde
freddo amore.
Non c’è stata tregua di un momento
per la nostra vita solo l’abbandono
l’antica confidenza
delle nostre mani.