In questo bordo di luce
Tra vita e quarantena
Alla cala di Palermo
Dove i gatti son rimasti abbandonati dai pescatori
Dai mozzi delle barche dai loro bocconcini
E anche le rose del molo
E le petunie, i garofani, le piccole palme in vaso hanno
Terra secca alle radici
Dunque mi si apre qui uno spazio di cura del vivente
Un contratto con questo azzurro totale e deserto
Io vengo qui ogni giorno e snocciolo un mio rosario
Laico fatto di scatolette, croccantini e acqua per
I fiori che voglio vedere sbocciare che non voglio
Vedere avviliti da questa sosta dell’esistenza
Le foglie che seccano, i boccioli che non si aprono al sole
Invece trovo un tubo di gomma e un rubinetto
E loro rispondono e per l’acqua data ieri oggi di rose
ce ne sono anche di rosse oltre alle gialle
e le petunie sembrano sorridere e i gerani
Gongolano sotto il getto e i piccoli garofani
si sono riaperti con fiducia
Posso anche portarmene a casa uno ogni tanto di fiore
Comporlo con altri in un mazzo salvifico
E dargli un ruolo in questo spazio mio domestico
Che rivive ogni giorno di questo dialogo al bordo
Di questa natura che batte diastole di bellezza
e tiene la vita in vita sul filo della vita