Tre Italiani

Chiariamo subito una cosa: il livello di civiltà di un paese non si misura in medaglie d’oro. Gli atleti sono, come dire, una razza a parte: in genere disprezzati, soprattutto i calciatori di serie A in quanto colpevoli di immeritata agiatezza, salvo impazzire poi nelle piazze per una magica vittoria europea. Per lo più ignorati gli altri, sconosciuti fino all’eventuale exploit rivelatore di un orgoglio, dissimulato e compresso causa bassissimo livello di autostima nazionale, ma presente e pronto ad esplodere appena se ne presenta l’occasione: le Olimpiadi.
E stavolta due ragazzi e una ragazza, tutti muscoli, bellezza e volontà, l’hanno combinata grossa.
Il primo ha le stimmate del simbolo. Già il nome, Lamont Marcell Jacobs, ci racconta un italiano nuovo. Un italiano vero, di Desenzano, ma nato in un luogo che noi vecchietti avevamo sentito nominare solo nei western di Sergio Leone: El Paso. Un luogo dove Clint Eastwood avrebbe duellato alla pistola col temibile rivale, facendolo fuori al suono del carillon. Invece è Tokyo, è la finale dei cento metri, mai vissuta da tutti noi con un fratello in lizza. E come Clint il più veloce è lui, però l’oro non se lo mette in tasca come un bounty killer qualunque, lo regala a tutti noi, mezzi razzisti e mezzi no, in estasi per quei nove secondi e rotti di gioia pura. Potente, calmo, volitivo, ci insegna la compostezza e la consapevolezza che tutto è possibile, se ci impegniamo di brutto. Anche vincere i 100 metri piani con un sigaretto in bocca.
La seconda è la ragazza che ha mandato in pensione una volta per tutte la vetusta ma coriacea definizione di sesso debole. Federica Pellegrini da Venezia o giù di lì, ha ereditato da Greta Garbo il più azzeccato dei soprannomi: La Divina. Bella, bionda, due spalle così e una volontà di ferro, partecipa a 5 (cinque) Olimpiadi consecutive vincendo non so più quante medaglie e ha pure la sfrontatezza di arrivare in finale a Tokyo, suo passo d’addio. Un’iradiddio, la Federica. Faccia tosta da vendere e personalità straripante in ogni cosa che fa. La donna di oggi e di domani, gli uomini sono avvertiti: Federica vi aspetta al varco, con tutte le sue innumerevoli compagne.
Gianmarco Tamberi, campione olimpico del salto in alto, è di altra pasta: quella dell’italiano in cui ci riconosciamo più facilmente. Alto, magro e dinoccolato, movenze quasi poco coordinate e una tendenza smodata ad esternare i sentimenti, come un bambino cresciuto troppo in fretta. Tranne quando cerca, trovandola miracolosamente, la forza di buttarsi dietro le spalle un infortunio che avrebbe stroncato un cavallo e la concentrazione, al momento buono, di salire più in alto di tutti e strappare la medaglia più preziosa agli dei degli stadi. In società col collega del Qatar, Barshim, perché ogni italiano sa rischiare ma sa anche negoziare, per il bene comune.
Tre italiani diversi, tre esempi per un’estate che non dimenticheremo facilmente per tanti motivi. Grazie, ragazzi. Siete il nostro lato positivo.

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