Tredici anni

E va bene, mi arrendo: ho il seno piccolo. Avevo tredici anni quando ha smesso di crescere. Lo osservavo e desideravo che, come quello della mia vicina di casa, non smettesse di svilupparsi. E invece, è rimasto com’era. Grandi domande, grandi vuoti al posto delle risposte. Non ho mai capito perché proprio a me doveva succedere. Lo guardavo e lo incoraggiavo: «Ok, hai cominciato bene, non fermarti», ma lui rimaneva uguale e determinato. Taceva. Un atroce silenzio.
A diciannove anni avevo incaricato mio fratello e mia cognata di comprarmi un bel completo per la festa di fine studi. Lui mi ha chiesto al telefono: «Che misura porti? Prima, seconda?».
«Retromarcia, fratello».
E così non ho scoperto la meravigliosa invenzione del reggiseno fino ai venticinque anni.
Dopodiché ho accettato la finzione delle imbottiture, per poter mettere anche dei vestiti che non osavo sognare su di me.
A ventisette anni avevo deciso di rifarmelo. Mi hanno salvata la mancanza di soldi e il saggio freno di un’amica.
Ora va tutto bene. Mio marito mi dice: «Il vino buono sta nelle botti piccole».
Avete dei bei detti qua in Italia. Per il vino.

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