Ieri sera ha chiamato una signora dall’interno delle modifiche. Aveva una visita prenotata per venerdì pomeriggio e mi ha chiesto di spostargliela.
L’aveva prenotata nel marzo scorso, quindi immaginavo già una attesa lunghissima per la prossima utile.
Incredibilmente ne troviamo una per il 10 dicembre, sempre nello stesso ospedale tra l’altro.
Mi aspetto che la signora sia contenta quando le dico della successiva data libera invece, dall’altra parte, sento solo del silenzio.
Poi qualche parola strozzata: “Io la ringrazio, ma non so. Hanno fatto degli esami a mio marito, ci sono parecchie cose che non vanno e lunedì lo ricoverano. Dovranno operarlo”.
La signora piange. Si scusa, mi dice che è confusa e che non sa cosa fare, che ha altri pensieri per la testa ora.
Allora io provo a dirle che andrà bene, di non preoccuparsi, di cercare di stare su.
E penso che, anche dopo quattro anni e mezzo e tanti maleducati passati al telefono, a volte sia davvero complicato non cercare di stare vicini, per quanto possibile si intende, a talune persone.
Gentilezza Non sono solo prenotazioni Sanità Vita difficile
Perché così dovrebbero essere i medici: empatici e in grado d‘immedesimarsi…